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Maturità 2019

Quale sarà l'autore con cui dovremo misurarci quest'anno nella seconda prova?

Non possiamo dirlo con sicurezza perché non abbiamo la sfera di cristallo, ma proviamo ad indovinare lo stesso.

 

Il tempo fugge inesorabile

Cogitationes suas in longum ordinant; maxima porro vitae iactura dilatio est: illa primum quemque extrahit diem, illa eripit praesentia dum ulteriora promittit. Maximum vivendi inpedimentum est expectatio, quae pendet ex crastino, perdit hodiernum. Quod in manu fortunae positum est disponis, quod in tua dimittis. Quo spectas? quo te extendis? Omnia quae ventura sunt in incerto iacent: protinus vive. Clamat ecce maximus vates et velut divino ore instinctus salutare carmen canit:

optima quaeque dies miseris mortalibus aevi  

prima fugit.

'Quid cunctaris?' inquit 'quid cessas? Nisi occupas, fugit.' Et cum occupaveris, tamen fugiet; itaque cum celeritate temporis utendi velocitate certandum est et velut ex torrenti rapido nec semper ituro cito hauriendum. Hoc quoque pulcherrime ad exprobrandam infinitam cunctationem, quod non optimam quamque 'aetatem' sed 'diem' dicit. Quid securus et in tanta temporum fuga lentus menses tibi et annos in longam seriem, utcumque aviditati tuae visum est, exporrigis? De die tecum loquitur et de hoc ipso fugiente. Num dubium est ergo quin optima quaeque prima dies fugiat mortalibus miseris, id est occupatis? Quorum puerilis adhuc animos senectus opprimit, ad quam inparati inermesque perveniunt. Nihil enim provisum est: subito in illam necopinantes inciderunt, accedere eam cotidie non sentiebant.

                                      

 

Seneca, De brevitate vitae 9

 

 

Ed ecco la traduzione letterale

                                                              

Organizzano i loro pensieri in una lunga prospettiva; in realtà lo spreco più grande della vita è il rinvio: quello prima di tutto rimanda ogni giorno, quello ci strappa il presente mentre promette il futuro. Il più grande impedimento al vivere è l’attesa, che dipende dal domani (ma) perde l’oggi. Disponi ciò che è posto in mano alla sorte, trascuri ciò che è in mano tua. Dove miri? Dove ti estendi? Tutte le cose che accadranno giacciono nell’incertezza: vivi subito. Ecco il sommo poeta proclama e come ispirato da una voce divina, canta un carme salutare:

tutti i giorni migliori della vita fuggono per primi per gli infelici mortali

“Perché esiti? – disse – Perché ti fermi? Se non li afferri, fuggono”. Fuggono tuttavia, anche quando li avrai afferrati; bisogna gareggiare con la velocità che ha il tempo di usare la velocità (lett.: con la velocità del tempo di usare la velocità) e bisogna bere in fretta come da un torrente impetuoso e che non scorrerà sempre. Anche questo (va) benissimo per biasimare un rinvio senza fine, il fatto che non dica “tutte le età migliori”, ma “(tutti) i giorni (migliori)”. Perché tranquillo e lento in una fuga tanto grande degli attimi, ti riprometti una lunga serie di mesi e di anni, a seconda di come sia apparso opportuna alla tua avidità? Parla con te del giorno e di un giorno che per giunta fugge. C’è forse il dubbio dunque che tutti i giorni migliori fuggano per i mortali infelici, cioè affaccendati? Preme sui loro animi ancora infantili la vecchiaia alla quale giungono impreparati e indifesi. Infatti non è stato previsto nulla: all’improvviso e senza che se lo aspettassero caddero in quella, non si accorgevano che essa si avvicinava ogni giorno.

 

Analogo contenuto troviamo in Epitteto, Enchiridion 1. 1-3

 

Delle cose che ci sono, alcune dipendono da noi, altre non dipendono da noi. Dipendono da noi l’opinione, il movimento dell’animo, l’aspirazione, l’avversione e in una parola tutte quelle che (sono) le nostre azioni; non dipendono invece da noi, il corpo, i beni, la reputazione, i magistrati e in una parola tutte quelle che non (sono) le nostre azioni. E le cose che dipendono da noi sono per natura libere e non possono essere impedite (e sono) sicure (libere) (= non intralciabili), quelle che invece non dipendono da noi sono deboli, schiave, possono essere impedite, sono di altri. Ricordati dunque, che se reputerai libere le cose che sono per natura schiave e proprie quelle altrui, sarai impedito, soffrirai, sarai turbato, biasimerai gli déi e gli uomini, se invece considererai che è tuo solo ciò che è tuo e di altri quello che è, come è, di altri, nessuno ti costringerà mai, nessuno ti ostacolerà, non biasimerai nessuno, non incolperai nessuno (lett.: qualcuno), non farai nulla contro voglia, nessuno ti danneggerà, non avrai nemici (lett.: nemico), né infatti subirai alcun danno

 

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