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Maturità 2019

Quale sarà l'autore con cui dovremo misurarci quest'anno nella seconda prova?

Non possiamo dirlo con sicurezza perché non abbiamo la sfera di cristallo, ma proviamo ad indovinare lo stesso.

Il tema dell'educazione in Quintiliano e in Plutarco

Le pene corporali non sono educative

 Caedi vero discentis, quamlibet id receptum sit et Chrysippus non improbet, minime velim, primum quia deforme atque servile est et certe iniuria: deinde quod, si cui tam est mens inliberalis ut obiurgatione non corrigatur, is etiam ad plagas ut pessima quaeque mancipia durabitur: postremo quod ne opus erit quidem hac castigatione si adsiduus studiorum exactor adstiterit. Nunc fere neglegentia paedagogorum sic emendari videtur ut pueri non facere quae recta sunt cogantur, sed cur non fecerint puniantur. Denique cum parvolum verberibus coegeris, quid iuveni facias, cui nec adhiberi potest hic metus et maiora discenda sunt? Adde quod multa vapulantibus dictu deformia et mox verecundiae futura saepe dolore vel metu acciderunt, qui pudor frangit animum et abicit atque ipsius lucis fugam et taedium dictat. Iam si minor in eligendis custodum et praeceptorum moribus fuit cura, pudet dicere in quae probra nefandi homines isto caedendi iure abutantur, quam det aliis quoque nonnumquam occasionem hic miserorum metus. Non morabor in parte hac: nimium est quod intellegitur. Quare hoc dixisse satis est: in aetatem infirmam et iniuriae obnoxiam nemini debet nimium licere.

Quintiliano, 1. 3. 14-17

 

 

Ed ecco la traduzione letterale

 

                                                             

Che i ragazzi poi siano picchiati, sebbene ciò sia stato ammesso e Crisippo non lo disapprovi, non lo vorrei affatto, prima di tutto perché è una cosa brutta e degna di un servo e sicuramente (è) un oltraggio: poi perché, se qualcuno ha un’indole così ignobile da non essere corretta con un rimprovero, si incallirà come tutti i peggiori schiavi anche di fronte alle botte: da ultimo perché non ci sarà neppure bisogno di questo castigo se accanto ci sarà un assiduo precettore. Adesso perlopiù sembra che per la negligenza dei pedagoghi si corregga in modo tale che i ragazzi non siano costretti a fare le cose che sono giuste, ma siano puniti perché non le hanno fatte. Infine, quando avrai costretto con le botte il bambino, che cosa dovresti fare al giovane che deve imparare nozioni più difficili e col quale non si può usare questo timore? Aggiungi il fatto che ad (alcuni ragazzi) mentre venivano percossi sono accadute spesso per dolore o per paura molti inconvenienti indecorosi a dirsi e destinati ad essere (motivo) di vergogna, una vergogna che abbatte e scoraggia l’animo e suggerisce la noia e il rifiuto della vita stessa.  Ora, se è stata troppo scarsa la cura nello scegliere i costumi dei sorveglianti e dei precettori, fa vergogna dire per quali infamie gli uomini malvagi abusino di codesto diritto di picchiare (i ragazzi), quale occasione questo timore degli infelici fornisca spesso anche agli altri. Non mi soffermerò su questo punto: quello che si capisce è (già) troppo. Perciò è sufficiente aver detto questo: a nessuno deve essere concesso troppo nei confronti di un’età debole e esposta all’oltraggio.

 Un brano con lo stesso argomento troviamo in Plutarco

Metodi pedagogici … moderni

Anche questo sostengo, che bisogna guidare i ragazzi a comportamenti corretti attraverso consigli e parole e non, per Zeus!, a forza di botte e maltrattamenti. Mi sembra infatti che questi metodi si adattino forse più agli schiavi che agli uomini liberi; giacché essi (con questi sistemi) restano bloccati e terrorizzati di fronte alle fatiche, da un lato per i dolori fisici dovuti alle botte, dall’altro anche per l’offesa in sé che li mortifica. Per i giovani di famiglia libera sono più utili di ogni maltrattamento elogi e rimproveri, i primi perché stimolano al bene, i secondi perché distolgono dal male.

Bisogna d’altra parte impiegare punizioni e lodi alternandole e variandole e quando talvolta si comportano con sfacciataggine (bisogna) far scattare in loro il senso di vergogna con i castighi, mentre di nuovo risollevarli con gli elogi e imitare le balie che, quando i bambini piangono, per consolarli, offrono loro il seno. Ma non si devono neppure esaltare e far inorgoglire a forza di lodi: infatti per effetto delle lodi eccessive diventano boriosi e smidollati.

Plutarco, Moralia, Sull’educazione dei fanciulli 12-8f4-9a12

Vai anche a Cicerone

a Quintiliano 1

a Cicerone 1

e a Seneca

 

 


 

 

 

 

   

 

 

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