Quali elementi debba osservare l’oratore nell’accettare le cause   - Quintiliano 

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Quando (l’oratore) avrà acquistato sufficienti forze per (affrontare) ogni processo, la prima cura per lui sarà (posta) nel valutare le cause che dovrà difendere (lett.: nell’accettare le cause): in queste l’oratore (lett.: l’uomo) onesto preferirà certo difendere gli accusati che incriminare, tuttavia non proverà ribrezzo per il nome stesso di accusatore al punto da non poter essere indotto dal dovere di cittadino e di privato (lett.: da nessun dovere né pubblico né privato) a chiamare qualcuno a rendere ragione della (sua condotta di) vita. Infatti le leggi stesse non avrebbero nessun valore se non fossero difese dalla voce idonea dell’avvocato e se non è lecito esigere la punizione dei delitti, poco manca che i delitti stessi siano permessi, e lasciare piena libertà (lett.: che sia concessa licenza) ai malvagi è certamente a danno dei buoni (lett.: contro i buoni). Perciò l’oratore non sopporterà che restino senza giustizia né le lamentele degli alleati né la morte di un amico o di un parente né le congiure che intendono attaccare (lett.: irrompere contro) lo Stato, non bramoso di punire i colpevoli, ma (desideroso) di emendare i vizi e di correggere i costumi; infatti coloro che non possono essere riportati verso comportamenti migliori dalla ragione, sono tenuti a freno solo dalla paura (lett.: dalla sola paura); pertanto come vivere una vita da accusatore ed essere indotti da(lla speranza di) un premio a denunziare i colpevoli è quasi (lett.: molto vicino ad) un latrocinio così allontanare una peste intestina deve essere paragonato alla difesa (lett.: comparato con i difensori) della patria; perciò i cittadini più illustri nello Stato non rifiutarono questa parte del (loro) dovere e si credette anche che giovani nobili dessero come garanzia allo Stato l’accusa (da parte loro) dei cattivi cittadini, poiché sembrava che potessero odiare i disonesti o attirarsi rancori solo in quanto erano sicuri di agire bene (lett.: sembravano né odiare i disonesti né  provocare rancori se non in base alla sicurezza di un’indole onesta): e ciò fu fatto non solo da Ortensio, dai Luculli, da Sulpicio, da Cicerone, da Cesare (e) da moltissimi altri, ma anche dall’uno e dall’altro Catone: e di essi uno fu chiamato saggio, l’altro, se non si crede che (lo) sia stato, non so proprio (lett.: a stento so) a chi abbia lasciato la possibilità di meritare un simile appellativo (lett.: di questo nome): e il medesimo oratore non difenderà tutti e non aprirà anche ai pirati quel porto salutare della (sua) eloquenza e si farà guidare ad accettare la difesa di una causa soprattutto dalla causa (stessa).