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Contro la guerra
- Seneca

Perché costringiamo i popoli alle armi? Perché arruoliamo eserciti che
si schierino a battaglia in mezzo ai flutti? Perché turbiamo la pace dei
(lett.: inquietiamo i) mari? Evidentemente la terra ha un campo di
applicazione poco esteso per le nostre morti; la sorte ci tratta troppo
delicatamente; ci ha dato dei corpi troppo solidi, una salute prospera;
l’incidente che ci capita non ci devasta; a ciascuno è permesso di
trascorrere i suoi anni piacevolmente e di arrivare alla vecchiaia! E
così andiamo nel mare e invochiamo su di noi i fati che se ne stanno in
ozio! Infelici, perché cercate la morte che sta dovunque? Quella vi
piomberà addosso anche dal (vostro) letto. Ma vi piombi addosso da
innocenti! Vi sorprenderà (anche) in casa vostra. Ma vi sorprenda mentre
non state macchinando nessun male! Ma come altro si potrebbe chiamare se
non follia questo comportamento (lett.: Ma questo, che cos’altro
qualcuno potrebbe dire (che è) se non follia) cioè il diffondere intorno
a sé pericoli e scagliarsi contro persone sconosciute, distruggente in
preda all’ira (lett.: adirato) ciò che gli si fa incontro senza
(recargli) offesa e uccidere come le bestie feroci chi non odia?
Quelle tuttavia mordono per vendetta o spinte dalla fame; noi
senza alcun risparmio del sangue nostro e altrui, muoviamo eserciti e
facciamo salpare le navi, affidiamo la salvezza ai flutti, ci auguriamo
venti favorevoli, il cui favore consiste nel farci arrivare senza
ostacoli alle guerre.

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