Cesare scrive a Cicerone - Cesare in Cicerone

Benchè (io) sappia1 che tu non farai nulla avventatamente, nulla imprudentemente, tuttavia, spinto dalle dicerie della gente2, ho ritenuto di doverti scrivere e chiedere, in nome del nostro affetto, di non procedere, (ora che) la situazione (è) ormai avviata alla soluzione, in una direzione verso la quale non avevi giudicato di dover procedere nemmeno quando la situazione era stabile3. Recherai infatti una più grave offesa alla (nostra) amicizia, e provvederai meno bene a te stesso, se sembrerà che (tu) non ti sia piegato alla sorte - è chiaro infatti che tutto è accaduto in modo molto favorevole per noi (e) in modo molto sfavorevole4 per loro - e che (tu) non abbia seguito una causa - era infatti la stessa allora, quando giudicasti di tenerti lontano dai loro progetti -, ma abbia condannato qualche mia azione; e da parte tua non mi potrebbe capitare nulla di più grave di questo. Ti chiedo (dunque), per i diritti della nostra amicizia, di non fare ciò. Infine, che cosa conviene di più ad un uomo virtuoso, tranquillo e buon cittadino, che tenersi lontano dalle discordie civili? Parecchi, pur essendo d’accordo su ciò, non poterono metterlo in pratica per (timore di) un pericolo; (ma) tu, rassicurato sia dalla testimonianza della mia vita, sia dal giudizio sulla5 (mia) amicizia, non troverai nulla di più sicuro né di più dignitoso che tenerti lontano da ogni contesa.

 

Soluzione degli esercizi:

temere = avverbio (si pronuncia tèmere; non confonderlo con l’infinito del verbo timeo = timère!);

ne (progredereris) = introduce la proposizione completiva retta da petendum;

quo = aliquo = avverbio indefinito di moto a luogo che perde il prefisso –ali in quanto preceduto da ne;

quo = avverbio relativo di moto a luogo;

existimasses = è il verbo della proposizione relativa introdotta da quo; il congiuntivo si spiega con l’attrazione modale;

obsecutus = sottinteso esse; è il verbo che dipende da videberis, che qui ha costruzione personale (nominativo + infinito);

secutus = sottinteso esse; è il verbo che dipende da videberis, che qui ha costruzione personale (nominativo + infinito);

condemnavisse = infinito perfetto retto ancora da videberis;

quo = nesso relativo neutro = et ea re; ha funzione di secondo termine di paragone;

quod = nesso relativo = et id, con funzione di complemento oggetto di facias;

ne = introduce la proposizione completiva retta da peto;

quod = nesso relativo = et id, con funzione di complemento oggetto di probarent;

cum = ha valore concessivo.


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Nota 1
avessi saputo (N.B.: i tempi sono quelli dello stile epistolare: in latino l’autore della lettera si pone dal punto di vista del lettore, per il quale è tutto già passato; in italiano però il punto di vista è quello dello scrivente. Ripassa la regola se non la ricordi!);

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Nota 2
degli uomini;

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Nota 3
anche (essendo) la situazione stabile;

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Nota 4
tutte le cose appaiono (chiaramente) essere accadute favorevolissime a noi, sfavorevolissime a loro;

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Nota 5
sperimentata sia la... sia il giudizio della.

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