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Un esempio d'autore

Verifichiamo l'oratio obliqua su un passo tratto dagli Annales (14. 1) di Tacito, autore che fa larghissimo uso del discorso indiretto. Ecco le parole di Poppea, moglie di Otone e concubina di Nerone, sdegnata con quest'ultimo, che non si decide a sposarla, e con la futura suocera Agrippina:

Cur enim differri nuptias suas? Formam scilicet displicere et triumphales avos, an fecunditatem et verum animum? Timeri ne uxor saltem iniurias patrum, iram populi adversus superbiam avaritiamque matris aperiat. Quod si nurum Agrippina non nisi filio infestam ferre posset, redderetur ipsa Othonis coniugio. Perché, infatti, si rimandavano le sue nozze? Evidentemente gli dispiacevano la sua bellezza e i suoi avi trionfatori, o la sua fecondità e il suo animo sincero? (O forse) si temeva che, una volta divenuta moglie, rivelasse quanto meno i soprusi nei confronti dei senatori, il malcontento del popolo contro l'arroganza e l'avidità di sua madre! E se Agrippina non poteva tollerare una nuora se non ostile al figlio, la si rendesse a suo marito Otone.

Osserviamo le singole frasi:

Cur enim differri nuptias suas? Formam scilicet displicere et triumphales avos, an fecunditatem et verum animum?
Si tratta di interrogative retoriche (la seconda disgiuntiva) che equivalgono di fatto ad enunciazioni di senso negativo ("Non c'era nessun motivo per rimandare le sue nozze; non potevano certo dispiacergli la sua bellezza e i suoi avi trionfatori, o la sua fecondità e il suo animo sincero"). Come tali, si esprimono con accusativo + infinito. Osserva poi il mutamento del pronome: l'originario meae è diventato suas.

Timeri ne uxor saltem iniurias patrum, iram populi adversus superbiam avaritiamque matris aperiat:
La principale (timeri) è enunciativa e quindi vuole anch'essa accusativo + infinito. Osserva come gli infiniti (differri, displicere e timeri) siano tutti presenti: il rapporto con il verbo di dire sottinteso è dunque di contemporaneità. Ne... aperiat è la completiva del precedente timeri: trattandosi di una subordinata con un modo finito, in oratio obliqua non poteva che avere il congiuntivo; è d'obbligo dunque una domanda: il congiuntivo era tale già in origine? O abbiamo a che fare con un "falso congiuntivo" che nasconde in realtà un indicativo? In questo caso la risposta è semplice: le completive con i verba timendi richiedono sempre il congiuntivo. Notiamo che, come spesso nella oratio obliqua, la consecutio non è rispettata: aperiat è infatti un congiuntivo presente, mentre il verbo reggente sottinteso (dixit o simili) ha sicuramente un tempo storico.

Quod si nurum Agrippina non nisi filio infestam ferre posset, redderetur ipsa Othonis coniugio.
E' un periodo ipotetico: ma di che tipo? Infatti, poiché nella oratio obliqua tutte le subordinate passano al congiuntivo e tutti i tempi tendono a diventare storici, tutti i periodi ipotetici finiscono per assomigliarsi; in particolare, le protasi sono identiche. Dobbiamo procedere per esclusione. Osserviamo l'apodosi, cioè la principale: scopriamo che dobbiamo subito scartare qualsiasi frase di tipo enunciativo: essa avrebbe infatti l'accusativo e l'infinito, mentre qui c'è un congiuntivo (redderetur). Si tratta dunque di una principale volitiva: e, poiché la forma non è interrogativa, non resta che pensare ad una frase originariamente all'imperativo o al congiuntivo esortativo (nulla, infatti, lascia supporre che si tratti di un congiuntivo ottativo); dunque un'apodosi della realtà.
Il ragionamento ti pare troppo complicato? Non sei sicuro di avere capito? Ti resta sempre la "prova del nove": l'intervista con il personaggio. Ascoltiamo questo discorso dalla viva voce di Poppea, trasformando le sue petulanti recriminazioni in oratio recta:

"Perché si continua a rimandare il mio matrimonio? Non mi dirai che ti dispiacciono il mio aspetto fisico e i miei avi trionfatori, o la mia fecondità e la mia sincerità d'animo? O forse hai paura che, una volta divenuta tua moglie, io denunci, per tacere del resto, i soprusi nei confronti dei senatori, il malcontento del popolo contro l'arroganza e l'avidità di tua madre! Ma allora, se Agrippina è in grado di sopportare soltanto una nuora che vuol male a suo figlio, mi si renda a mio marito Otone!".

Adesso è tutto chiaro: il periodo ipotetico è in effetti della realtà, con protasi originariamente all'indicativo e apodosi al congiuntivo esortativo.

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