I lettori ci scrivono:

Salvatore G. ci ha scritto a Ferragosto:

Caro Latinovivo,
sono Salvatore, un ex-studente di liceo classico. Ti scrivo per esporre le mie lamentele sul tanto discusso esame di stato. Ovviamente non parlo "per sentito dire", poiché ho vissuto in prima persona un'esperienza talmente indignante e meschina, quale l'esame di Stato: l'esame della "nuova riforma", l'esame tanto atteso che quest'anno, dopo i due anni iniziali, per così dire di prova, sarebbe stato completo, e che ha deluso "completamente" tutti, nei suoi aspetti teorici, e ancor di più nelle sue applicazioni pratiche. 

Premetto che, come molti hanno fatto, avrei potuto decidere di restare in silenzio, sarebbe stato più comodo, ma non sarebbe stato corretto e coerente con il mio modo di pensare; so anche che con le mie proteste non cambierò il sistema, ma credo che, dato che viviamo in democrazia e usufruiamo del diritto di parola (quanto valga poi quella di noi studenti non lo so proprio!), io abbia il diritto-dovere di esprimere la mia idea, perché ciò che è sbagliato deve essere corretto. 

Potrei anche non lamentarmi, dato che da questo Gioco dell'oca sono venuto fuori con il massimo dei voti. La cosa più brutta è che questo esame mette in crisi anche noi, che abbiamo ottenuto la votazione che ci aspettavamo (dato l'impegno profuso nei cinque anni), poiché ho visto ragazzi che durante il corso di studi hanno fatto tutt'altro che studiare, se ne sono fregati, e poi all'esame hanno copiato gli scritti, con il consenso dei professori, hanno vomitato a memoria il loro percorso pluridisciplinare durante il colloquio, e sono stati licenziati con voti di tutto rispetto, come per es. 80/100 - 74/100. 

E' normale arrivare alla conclusione che questi esami sono del tutto inutili, dato che non tengono conto del curriculum, ridotto a 20 punti su 100 in un conto rigidamente matematico e sterilmente inumano, avendo fatto diventare l'esame non un momento conclusivo di un corso di studi di 5 anni, ma un'ottima occasione per recuperare ciò che non si è mai fatto. Vero è che la vita farà la sua selezione, ma non è neanche giusto travisare la realtà fino a questo punto. Per non parlare delle contraddizioni in terminis che quest'esame-farsa cela in sé dal punto di vista meramente ideologico: infatti, se da un lato proclama l'interdisciplinarità della cultura, e quindi vuole portare l'alunno ad una maturità superiore, ad una maggiore padronanza delle proprie conoscenze, dall'altro lato mette in palio 15 punti (al pari quasi dei punti dedicati al curriculum) in una prova che risente molto della malattia dei giochi all'italiana portati avanti da papà Mike Bongiorno e nuovamente tornati di moda.
Insomma, un esame del genere a mio avviso non ha motivo di esistere!



Salvatore G.

(un alunno che si vergogna di far parte del sistema scolastico!)

 

 

 



Marco R. ci ha scritto a giugno quanto segue:

Caro "Latinovivo",
sono uno studente di liceo classico e mi chiamo Marco R. Sto affrontando, come tanti altri giovani della mia età l'Esame di Stato e sulla base della mia esperienza personale posso affermare che la "terza prova" è una ridicola farsa che dovrebbe finire.
Secondo me, essa è a priori intollerabilmente (e incontrollabilmente) discriminante per gli studenti che affrontano l'esame e che si giocano in questa, lo ribadisco, ridicola farsa la bellezza di 15 punti (esattamente come per il tema e per la seconda prova, su cui però è difficile o impossibile "barare").
Non mi si venga a dire che la segretezza delle materie e/o delle domande dipende dalla serietà degli insegnanti: spetta al Ministero, e non all'eventuale buona fede dei docenti, garantire agli studenti di poter svolgere l'Esame di Stato in condizioni di assoluta parità. E se la buona fede non c'è? Quali i correttivi, quali i rimedi previsti?
È possibile, poi, che i giornali e i telegiornali diano spazio sempre e soltanto alle opinioni degli "allineati", professori e studenti melensamente indulgenti nei confronti di un esame che non ha risolto alcun problema rispetto al passato, ma se mai ne ha creati di più gravi?
Perché questo clima di omertà e di menzogna?
È ora di parlare chiaro.
Spero che queste mie parole di sfogo e di rabbia trovino ascolto.


Marco R. (uno studente deluso).

 

Paola C. ha letto lo sfogo di Marco e ci scrive:

Cari amici,

è passato un po' di tempo dall'esame e solo adesso mi sento abbastanza serena da affrontare il problema da voi sollevato. Sono stata tentata di tacere, tanto ormai è tutto finito, ma poi ho pensato che troppa gente fa come me. Anche perché, diciamocelo francamente, in questo caso fa comodo a tutti tacere: qual è lo studente così sprovveduto da privarsi di un mezzo che, se gli va bene, può risolversi in un grosso vantaggio per lui? Quanto ai professori, si dividono in due categorie: quelli che continuano ad andare avanti con la testa nel sacco, come se non vedessero niente, e in nome di una presunta onestà mettono i loro allievi in condizione di obiettivo svantaggio rispetto ai "furbi" (la loro onestà assomiglia a quella di chi, vedendo scippare una vecchietta per la strada, si gira dall'altra parte); e quelli che hanno capito l'antifona e sfruttano l'opportunità sconsideratamente offerta loro dal Ministro per "fare bella figura" a buon mercato.

Dimenticavo, c'è una terza categoria: quella degli insegnanti che vedono, capiscono, s'indignano... e protestano sottovoce! Mugugnano, insomma. Un comportamento che non serve a niente.

E così ho rotto gli indugi: eccomi qua a dare la mia testimonianza.

Forse non dovrei dirlo, ma effettivamente le cose stanno proprio come scrive Marco.

Vivo in provincia di Torino, e mi dispiace ammettere che la tanto decantata serietà delle scuole del Nord è una pia illusione: so per certo che molti miei amici di un'altra sezione erano a conoscenza non solo delle materie, ma perfino delle domande della "terza prova" due o tre giorni prima che questa si verificasse. 

Si sa come vanno queste cose fra studenti: è difficile tenere la bocca chiusa, e così certe sciocche (oltre che inopportune) vanterie sono giunte ben presto alle nostre orecchie. Vi lascio immaginare come ci siamo sentiti noi che, nella nostra sezione, non avevamo saputo assolutamente nulla: vittime predestinate di un meccanismo che doveva a tutti i costi fare apparire migliori i risultati dell'altra sezione, da sempre "privilegiata" nella scuola.

Così è stato infatti: ora, come di prammatica, i professori dell'altra sezione menano vanto dei risultati ottenuti dai loro allievi, sensibilmente più alti di quelli dei loro compagni: come se non sapessero in che modo li hanno ottenuti!

E la Preside li porta ad esempio. Un Romano direbbe: "Ma ci sono o ci fanno?".

Vorrei che qualcuno mi spiegasse come dovrebbe sentirsi un adolescente che, nell'ambito di una stessa struttura educativa, da una parte sente quotidianamente esaltare i valori morali ai quali dovrebbe ispirare la propria condotta presente e futura, dall'altra li vede smentiti nei fatti dalle stesse persone che a parole li esaltano. Forse leggere Seneca (eminente teorico del "fate quel che dico, non quel che faccio") non fa poi così bene.

Sono felice di essere uscita da quella condizione di ipocrisia elevata a sistema: non vedevo l'ora! Come direbbe un mio ex-compagno più indignato1 di me, "certe situazioni ti mettono il turbo".

 

Paola C.

 

P.S.: Ci tengo a precisare che non parlo per ripicca: io personalmente non posso lamentarmi del mio esame, avendo preso 100.

 

 

Se volete dire la vostra opinione in proposito, scriveteci !

 

 

 

 

 

 

 

 

(1) Veramente la parola usata da Paola era un'altra, facilmente intuibile, ma l'abbiamo censurata. Inoltre Paola non è il vero nome della studentessa che ci ha scritto: lo abbiamo modificato, come promessole, per tutelare la sua privacy.

 

 

 

 

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