L'autore è SENECA
un passo di media lunghezza e di media difficoltà tratto dalle
Lettere a Lucilio
Il valore della filosofia
Non est philosophia populare artificium nec ostentationi
paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in
hoc adhibetur, ut cum aliqua oblectatione consumatur dies, ut dematur
otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit,
agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia
fluctuantium derigit cursum.
Sine hac nemo intrepide potest vivere, nemo secure;
innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab
hac petendum est.
Dicet aliquis, 'quid mihi
prodest philosophia, si fatum est? quid prodest, si deus rector est?
quid prodest, si casus imperat?
Nam et mutari
certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut
consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo
nihil fortuna permittit.' Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec
sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt,
sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine
ordine inpellit et iactat, philosophia nos tueri debet.
Haec adhortabitur ut deo
libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum
sequaris, feras casum.
Seneca, Ep. 16. 3-5
Traduzione (letterale)
La
filosofia non è un’arte che mira ad abbagliare il popolo né ad essere
ostentata (lett.: né fatta per l’ostentazione); non sta nelle parole ma
nei fatti. Non ci si serve di essa (lett.: non per questo viene usata)
perché il giorno venga trascorso in qualche diletto, perché venga tolto
all’ozio il disgusto (che si prova): essa educa l’animo e lo plasma,
regola la vita, dirige le azioni, mostra ciò che si deve fare e ciò che
si deve trascurare (lett.: le cose che si devono....), siede al timone e
dirige la rotta di coloro che fluttuano in un mare di incertezze (lett..
attraverso cose incerte). Senza questa nessuno può vivere con
tranquillità, nessuno (può vivere) con sicurezza; in ogni momento
(lett.: nelle singole ore) accadono innumerevoli eventi i quali esigono
un consiglio che si deve chiedere (solo) a questa. Dirà qualcuno: “A che
mi giova la filosofia se esiste il destino? A che giova se è Dio colui
che governa? A che giova se (chi) comanda (è) il caso? Infatti non si
possono cambiare gli eventi stabiliti e contro le situazioni incerte non
si può prendere nessuna precauzione (lett.: predisporre nulla), ma o Dio
è il padrone delle mie decisioni (lett.: ha occupato la mia decisione) e
ha (già) stabilito che cosa io debba fare (lett.. che cosa io faccia) o
la sorte non mi permette di decidere nulla (lett.: non permette nulla
alla mia decisione)”. Qualunque tra queste possibilità sia quella vera
(lett.: esista), Lucilio, anche se queste sono tutte vere (lett.:
esistono tutte), bisogna dedicarsi alla filosofia; sia che il destino
(lett.: plurale) ci leghi con la (sua) legge inesorabile, sia che Dio,
arbitro dell’universo, abbia disposto tutte le cose, sia che il caso
spinga e sballotti senza un ordine le vicende umane, bisogna che la
filosofia ci difenda (lett.. la filosofia deve difenderci). Questa
esorterà ad obbedire volentieri a Dio, con fierezza alla sorte; questa
(ti) insegnerà a seguire Dio, a sopportare il caso.
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