Maturità 2019
Gli autori sono TACITO e PLUTARCO
Ecco il testo di Tacito
La fine di Galba
Octavo decimo kalendas
Februarias sacrificanti pro aede Apollinis Galbae haruspex Umbricius tristia
exta et instantes insidias ac domesticum hostem praedicit, audiente Othone (nam
proximus adstiterat) idque ut laetum e contrario et suis cogitationibus
prosperum interpretante.
Nec multo post libertus Onomastus nuntiat expectari eum ab architecto et
redemptoribus, quae significatio coeuntium iam militum et paratae coniurationis
convenerat. Otho, causam digressus requirentibus, cum emi sibi praedia vetustate
suspecta eoque prius exploranda finxisset, innixus liberto per Tiberianam domum
in Velabrum, inde ad miliarium aureum sub aedem Saturni pergit. Ibi tres et
viginti speculatores consalutatum imperatorem ac paucitate salutantium trepidum
et sellae festinanter impositum strictis mucronibus rapiunt; totidem ferme
milites in itinere adgregantur, alii conscientia, plerique miraculo, pars
clamore et gladiis, pars silentio, animum ex eventu sumpturi.
Diciotto giorni prima delle Calende di Febbraio (= il 15 di Gennaio) a Galba
intento a fare sacrifici (lett.: che sacrificava) davanti al tempio di Apollo,
l’aruspice Umbricio annuncia che le viscere sono sfavorevoli, che incombono
insidie (lett.: ci sono insidie incombenti) e che il nemico è in casa, mentre
Otone ascoltava (infatti si era messo vicino) e al contrario interpretava ciò
come un segno lieto e propizio ai suoi disegni. E non molto
dopo il liberto Onomasto (gli) annuncia che egli è atteso dall’architetto e
dagli imprenditori, (messinscena) che si era stabilita come segnale che i
soldati già si radunavamo e che la congiura era pronta (lett.: come segnale dei
soldati che già si radunavano e della congiura pronta). Otone, poiché (alcuni)
gli domandavano il motivo del (suo) allontanarsi, essendosi inventato che si
comprava degli immobili sospetti per la (loro) vetustà e che perciò doveva prima
ispezionarli, appoggiatosi al liberto, si dirige attraverso la residenza
tiberiana verso il Velabro, da lì verso il miliario aureo nei pressi del tempio
di Saturno. Lì ventitre guardie del corpo, dopo averlo salutato imperatore, e
dopo averlo posto di fretta su una portantina, con le spade sguainate lo
trascinano via spaventato anche dall’esiguo numero degli acclamanti; altrettanti
soldati circa si uniscono lungo il cammino, alcuni con consapevolezza, i più con
stupore, una parte con grida e con le armi (in pugno), una parte in silenzio,
intenzionati a comportarsi in base al risultato.
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