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Perciò mi fanno ridere codesti individui1 che considerano sconveniente pranzare con il proprio schiavo: per quale motivo, (poi), se non perché un'usanza oltremodo presuntuosa ha messo attorno al padrone che pranza una folla di schiavi che stanno in piedi? Quello (= il padrone) mangia più di quanto possa contenere2, e con enorme avidità sovraccarica il suo ventre gonfio e ormai disavvezzo alla funzione di ventre, tanto che rigetta tutto il cibo con sforzo maggiore di quello fatto per ingoiarlo3. Invece ai poveri schiavi non è permesso muovere le labbra neppure al semplice scopo di parlare4. Con il bastone si mette a tacere ogni mormorio, e neppure i (rumori) casuali - tosse, starnuti, singhiozzo - sfuggono alle5 frustate; il silenzio disturbato da un qualche suono si paga con un grave castigo; se ne stanno in piedi tutta la notte digiuni e muti. Così accade che parlino (alle spalle) del padrone, questi6 (schiavi) cui non è permesso parlare in presenza del padrone. Ma quelli (di un tempo) cui non solo era permesso parlare7 di fronte ai padroni, ma con i (padroni) stessi, la cui bocca non veniva cucita, erano pronti a dare la vita8 per il padrone, ad attirare sul proprio capo il pericolo incombente; parlavano nei banchetti, ma sotto tortura9 tacevano.9,