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Ringrazio quel famoso Simonide di Ceo che, a quanto si dice1, inventò per primo l'arte della memoria. Dicono infatti che, mentre Simonide cenava a Crannone in Tessaglia a casa di2 Scopa, uomo ricco e nobile, e dopo che ebbe cantato3 quel carme che aveva scritto in suo (= di Scopa) onore, nel quale a scopo di ornamento4, secondo il costume dei poeti, erano state scritte molte lodi per Castore e Polluce, costui (= Scopa), con un comportamento davvero taccagno5, disse a Simonide che per quel carme gli avrebbe dato la metà di quello che era stato pattuito; chiedesse il resto ai suoi Tindaridi, se gli sembrava opportuno, visto che li aveva elogiati nello stesso modo. Raccontano che poco dopo fu annunciato a Simonide di uscire; alla porta (infatti) stavano due giovani che chiedevano di lui con grande insistenza; egli si alzò, uscì fuori, (ma) non vide nessuno: nel frattempo6 quella sala, dove Scopa banchettava, crollò; durante quel crollo lo stesso Scopa morì schiacciato insieme ai suoi parenti: poiché i parenti delle vittime7 volevano seppellirli e non potevano riconoscerli in alcun modo, perché erano sfigurati, si dice che Simonide indicò8 ciascun uomo da seppellire grazie al fatto che ricordava in quale posto ciascuno di loro fosse seduto a tavola; messo così in avviso da questo fatto, si dice che abbia scoperto che è soprattutto l'ordine che fa luce alla memoria. Pertanto quelli che vogliono esercitare questa facoltà della (loro) mente, devono prendere dei luoghi e devono raffigurare nella mente, e collocare in quei luoghi, quei concetti che vogliono tenere a memoria; così l'ordine dei luoghi conserverà l'ordine degli argomenti, mentre la raffigurazione dei concetti indicherà i concetti stessi, e noi ci serviremo dei luoghi come della cera e delle immagini come delle lettere.