È un pronome interrogativo che indica un numero esiguo, ed è costruito con il genitivo partitivo.
La relativa ha il congiuntivo caratterizzante: viene così denominato da alcuni grammatici quel congiuntivo che evidenzia una caratteristica distintiva, una qualità o in generale una peculiarità tipica di una categoria di persone o cose. Secondo altri grammatici, invece, questo tipo di proposizione appartiene al gruppo delle relative improprie di valore consecutivo. Nella fattispecie conviene conservare il congiuntivo anche nella traduzione.
Ablativi di limitazione.
Attenzione! Benché preceduto da ita, questo ut è accompagnato da un verbo all'indicativo: dunque non può essere consecutivo. Quale valore ha?
La principale è ancora quella del periodo precedente (che, in pratica, prosegue anche oltre il punto interrogativo). Per il congiuntivo nella relativa, cfr. nota 2.
È complemento predicativo dell'oggetto: puto ha qui la costruzione col doppio accusativo
Licet è qui usato in funzione di servile.
Chiaramente non può essere un nominativo singolare maschile, perché il predicato nominale melius è neutro: sforzati di capire che forma è, ricordando che il pronome is, ea, id ha in alcuni casi voci alternative (ad esempio nel nominativo plurale: ii, ei, ï). La funzione di ut, che introduce il congiuntivo fuerit, è evidente: esso infatti è preceduto da tanta. Tradurrai fuerit melius con il cosiddetto "falso condizionale" (non "è stato meglio", ma "sarebbe stato meglio").
È il soggetto di fuerit melius.
Cupidos, come il successivo servos, ha funzione predicativa. Anche il successivo gloriae non nullos sottintende cupidos.
Che valore ha quest'altro ut (con il congiuntivo)? E come va tradotto?
Scegli per questo avverbio un significato adatto al contesto.
Nesso relativo (= et id).
Attenzione: un altro ut! Non lasciarti trarre in inganno dal fatto che introduca un congiuntivo (sit): rifletti piuttosto sul fatto che esso è in correlazione con il successivo sic (seguito dall'indicativo est). Per comprendere la funzione del congiuntivo sit, cfr. nota 16.
Complemento predicativo dell'oggetto.
Si loquatur... si canat..., turpior sit è un periodo ipotetico della possibilità. Il secondo tipo è caratteristico degli exempla ficta, che, come in questo caso, fanno riferimento a casi-limite proposti per assurdo, i quali dunque, a rigore, dovrebbero rientrare nel tipo dell'irrealtà: il fatto però di prospettarli come possibili conferisce loro quel minimo di credibilità che consente al lettore di prenderli sul serio almeno da un punto di vista puramente teorico.
Osserva l'articolazione chiastica di questa duplice ipotesi: professus (A): barbare loquatur (B) = absurde canat (B'): qui velit (A').
Prolettico rispetto a quod, che introduce una proposizione causale.
In eo ipso = in ea ipsa re. Osserva come questa causale abbia il congiuntivo (peccet) perché risente ancora dell'ipotesi possibile formulata in precedenza; subito dopo, tuttavia, Cicerone si sposta sul piano della realtà, com'è evidente dall'uso dell'indicativo profitetur nella relativa, che pure potrebbe avere il congiuntivo per attrazione modale.