Lisia

"Per l'uccisione di Eratostene"

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N.B.: il criterio al quale ci siamo ispirati, per venire incontro alle esigenze degli studenti, è quello della massima letteralità; quando ce ne discostiamo, la traduzione letterale è riportata fra parentesi quadre.

Paragrafi

1

Mi piacerebbe molto, giudici [considererei da molto, o uomini], che voi mi giudicaste [foste a me giudici] a proposito di questo caso come giudichereste voi stessi se aveste vissuto un'esperienza analoga [quali appunto sareste per voi stessi avendo subìto cose tali]: so bene infatti che, se aveste verso gli altri la stessa opinione che (avreste) verso voi stessi, non ci sarebbe (nessuno) che non proverebbe sdegno per quanto (mi) è accaduto, anzi, voi tutti considerereste (fin troppo) lievi le punizioni contro chi si diletta di attività del genere [fa con cura tali cose].

2

E questi fatti sarebbero valutati così non solo presso di voi, ma in tutta la Grecia: (è) infatti solo per questo reato (che), nei regimi democratici come in quelli oligarchici, viene riconosciuta la stessa facoltà di punire [punizione] (anche) ai più deboli nei confronti dei più potenti, di modo che il (cittadino) più umile gode degli stessi (diritti) del più rispettabile: a tal punto, o giudici, tutti gli uomini considerano questa offesa gravissima.

3

A proposito, dunque, della gravità della punizione, penso che voi tutti abbiate la medesima opinione, e che nessuno di voi sia così incosciente [si trovi così incurantemente] da pensare che debbano ricevere comprensione, o (anche solo) da ritenere meritevoli di una pena lieve, i responsabili di azioni del genere;

4

penso piuttosto, giudici, di dover dimostrare questo: che Eratostene ha avuto rapporti intimi con mia moglie e l'ha sedotta ed ha gettato nel disonore i miei figli ed ha offeso me introducendosi in casa mia; e che né fra me e lui c'era alcuna (ragione di) dissidio, a parte questa, né io ho fatto quel che ho fatto [questo] per avidità di denaro, per diventare ricco da povero (che ero), né per alcun altro guadagno, al di fuori della vendetta consentitami dalla legge [secondo le leggi].

5

Io, dunque, vi racconterò tutti i fatti miei fin dal principio, non tralasciando nulla, ma (anzi) dicendo (tutta) la verità: perché sono convinto che l'unica via di scampo per me sia riuscire a spiegarvi le cose come stanno [questa infatti considero per me l'unica salvezza, qualora io possa dirvi tutti i fatti].

6

Ebbene, o cittadini di Atene, quando io decisi di sposarmi e mi portai in casa una donna, nei primi tempi [nell'altro tempo: cioè quello trascorso prima che nascesse il bambino] mi comportavo in modo tale da non starle troppo addosso [infastidirla], ma neanche (da far sì) che dipendesse troppo da lei (fare) quel che le pareva [voleva fare], e la controllavo per quanto m'era possibile, e, com'è ovvio, tenevo gli occhi aperti [porgevo la mente]. Ma dopo che mi nacque un bambino, ormai mi fidavo (di lei), e (così) le affidai tutti i miei averi, convinto che questo (nostro) legame [familiarità] fosse estremamente saldo;

7

e in effetti sulle prime, o Ateniesi, era la migliore di tutte (le donne): una brava massaia, gran risparmiatrice, attenta amministratrice di ogni cosa [amministrante attentamente ogni cosa]; ma dopo che mi morì la madre, con la sua morte [morendo] è stata la causa di tutti i miei guai.

8

Già, perché mia moglie, accompagnatala alla sepoltura, è stata notata da questo tizio e col tempo s'è lasciata sedurre [vista da quest'uomo, col tempo viene corrotta]: (egli) infatti, facendo la posta alla serva addetta a fare la spesa [spiando la serva, quella che andava al mercato] e rivolgendole le sue proposte, riuscì a sedurre mia moglie [lei].

9

Ora, tanto per cominciare, o giudici - perché è necessario che io vi spieghi anche questi (dettagli) - io ho una casetta a due piani, che ha il piano superiore uguale a quello inferiore, (rispettivamente) per le stanze delle donne e per quelle degli uomini. Quando ci nacque il bambino, lo allattava la madre: e così, per evitare che, quando doveva fargli il bagno, corresse dei rischi scendendo dalle scale, andai io a vivere di sopra, e le donne di sotto [io vivevo sopra e le donne sotto].

10

E ormai (la cosa) era divenuta talmente abituale, che spesso mia moglie scendeva al piano di sotto per dormire dal bambino, per dargli il latte [la mammella] e perché non piangesse. E le cose [queste cose] andarono così per molto tempo, ed io non ebbi mai (il minimo) sospetto, anzi, ero così allocco da pensare che la mia fosse la donna più onesta fra tutte quelle di Atene.

11

Ma qualche tempo dopo [passando il tempo], o giudici, ritornai inaspettatamente dai campi, e dopo cena il bambino si mise a piangere e a fare i capricci [era di umore difficile], stuzzicato a bella posta dalla serva perché facesse questo: infatti l'individuo era in casa - più tardi venni a sapere tutto.

12

Ed io ordinai a mia moglie [ordinavo alla donna] di scendere e di dare il latte [la mammella] al bambino, perché la smettesse di piangere. Lei, sulle prime, non voleva (scendere), come se fosse contenta di avermi rivisto di ritorno da una lunga assenza, ma siccome io cominciavo ad irritarmi e le ingiungevo di scendere, disse: "Tutto per poterci provare nel frattempo (oppure: qui) con la servetta! Non è la prima volta che le metti le mani addosso, quando sei ubriaco." ["Affinché tu per l'appunto dia fastidio ora (oppure: qui) alla servetta: anche in precedenza, ubriaco, la attiravi (verso di te)"].

13

Ed io scoppiai a ridere, mentre lei, alzatasi e uscendo (dalla stanza), chiude la porta, facendo finta di scherzare, e si porta via la chiave. Io, senza farci minimamente caso [non ponendo mente a nulla di ciò] e senza avere sospetti, mi addormentai di gusto, perché tornavo (stanco) dai campi.

14

Quando fu quasi giorno, lei tornò ed aprì la porta. E siccome le chiesi perché durante la notte le porte avessero fatto rumore, disse che s'era spenta la lampada (che stava) accanto al bambino, e che allora l'aveva fatta riaccendere (prendendo del fuoco) dai vicini. Io non dissi nulla e pensai che le cose fossero (davvero) andate così. Mi parve però, giudici, che si fosse truccata il viso, benché suo fratello fosse morto da non ancora trenta giorni; comunque, senza dire nulla neppure allora [così] sulla cosa, uscii e me ne andai di casa in silenzio [uscito, andavo fuori in silenzio].

15

Dopo questi fatti, giudici, quand'era (già) passato un po' di tempo [in mezzo] ed io ero lontanissimo [molto lasciato indietro] dal (sospettare) le mie disgrazie, mi si avvicinò una vecchia, mandata da una donna di cui quello era l'amante, come io seppi in seguito: costei, furiosa e convinta di essere tradita [subire un torto] (da Eratostene), perché non si recava più da lei così spesso come prima [non più ugualmente], lo aveva fatto spiare [lo sorvegliava] finché non aveva scoperto quale ne fosse il motivo.

16

Avvicinatasi dunque a me, questa persona, che teneva d'occhio la mia casa, mi disse: "Eufileto, ti prego di credere [credi] che non (è) assolutamente per impicciarmi degli affari tuoi [per nessuna indiscrezione] (che) mi sono avvicinata a te: (ma) si dà il caso che l'uomo che sta infangando te e tua moglie sia odioso (anche) a noi. Dunque, se prendi la serva addetta alla spesa e alle faccende di casa e la metti sotto tortura, saprai tutto. Il colpevole [colui che fa ciò]" aggiunse "è Eratostene di Oe, che ha sedotto non solo la tua donna, ma anche molte altre: lo fa di mestiere [ha infatti questo come mestiere]".

17

Detto questo, giudici, la donna se ne andò, ed io subito [oppure: lì per lì] cominciai a sentirmi sconvolto, e mi ritornava tutto alla mente, ed ero pieno di sospetti, pensando a come ero stato chiuso in camera, e ricordando come quella notte avessero fatto rumore la porta del cortile e (anche) quella della strada, cosa che non era mai successa (prima), e come mi fosse sembrato che mia moglie si fosse truccata. Tutte queste cose mi tornavano in mente, ed ero pieno di sospetti.

18

Tornato dunque a casa, ordinai [-vo] alla serva di seguirmi al mercato; invece, portatala da uno dei (miei) amici, le dissi [-cevo] che io ero venuto a sapere tutto quel che accadeva in casa: "A te dunque" dissi "non resta che [è possibile] scegliere quella che preferisci fra (queste) due (alternative): o, dopo essere stata frustata, essere sbattuta [cadere] in un mulino e soffrire pene senza fine [non smettere mai più di essere oppressa da tali mali], o, dopo avere confessato tutta la verità, non subire alcun castigo [niente di male], ma ottenere da parte mia il perdono per i (tuoi) errori. E (vedi di) non mentire in nulla, ma di' tutta la verità."

19

E lei sulle prime negava [era negatrice], e mi sfidava a far(le pure) quel che mi pareva: tanto non sapeva niente; ma quando io le feci il nome di [ricordai a lei] Eratostene, e le dissi che era lui quello che frequentava mia moglie, rimase sbalordita, credendo che io sapessi tutto con precisione.

20

E allora finalmente, gettandosi alle mie ginocchia, e ottenuta la mia parola [da me assicurazione] che non le sarebbe capitato niente di male, rivelò [accusava] in primo luogo come (Eratostene) le si fosse avvicinato dopo il funerale, poi come lei stessa avesse finito per riferirlo [finendo l'avesse riferito] (a mia moglie), e come quest'ultima [quella] col tempo si fosse lasciata sedurre, e in quali modi ricevesse le visite, e come alle Tesmofòrie, mentre io ero in campagna, si fosse recata [andava] al santuario con la madre di lui; e mi spiegò con esattezza, in tutto e per tutto, anche il resto dell'accaduto.

21

Quand'ebbe finito di parlare [quando tutto era stato detto da lei], io le dissi: "(Bada) che nessuno al mondo [fra gli uomini] sappia queste cose: se no, nulla di ciò che ti ho promesso [è stato concordato con me] sarà (più) valido per te. Ritengo poi doveroso [opportuno] che tu mi mostri queste cose in flagrante: perché io non ho bisogno di parole, ma dell'evidenza dei fatti [che il fatto sia evidente], se davvero (le cose) stanno così".

22

(Lei) si disse d'accordo nel fare così. E dopo ciò passarono quattro o cinque giorni,... [LACUNA NEL TESTO: sottintendi: "finché non colsi sul fatto l'adultero, e lo uccisi senza alcuna premeditazione"], come io vi dimostrerò con prove schiaccianti [grandi]. Ma prima voglio raccontarvi gli avvenimenti di quell'ultimo giorno [le cose fatte nell'ultimo giorno]. 

Sòstrato era mio familiare e amico. Lo incontrai al calar del sole mentre tornava dai campi. Io, sapendo che, tornando a casa a quell'ora, non avrebbe trovato in casa nulla da mangiare [nulla delle provviste; secondo altri: nessuno dei familiari, leggendo oudèna invece di oudèn], lo invitai a cenare con me; e, recatici a casa mia [da me], saliti al piano di sopra, cenavamo.

23

Quando fu sazio [a lui stava bene], egli se ne andò via ed io mi misi a dormire. A quel punto, giudici, Eratostene entra, e la serva, svegliatomi subito, mi dice che è in casa. Ed io, dopo averle detto di sorvegliare la porta, sceso in silenzio esco (di casa), e mi reco da questo e quell'(amico), e alcuni non li trovai in casa, altri non li trovai neppure in città.

24

Radunati dunque quanti più uomini mi era possibile [moltissimi com'era possibile] tra i presenti, mi incamminai [-vo]. E, prese delle fiaccole dalla bettola più vicina, entriamo, trovando [essendo] aperta la porta, tenuta pronta dalla serva. Spalancata la porta della camera da letto, i primi entrati (di noi) videro [vedemmo] ancora lui sdraiato accanto alla donna, quelli (che entrarono) dopo (lo videro) in piedi nel letto, nudo.

25

Ed io, giudici, colpitolo, lo atterrai, e, girandogli le mani dietro (la schiena) e legatolo, gli chiesi [-devo] perché (mi) oltraggiasse entrando in casa mia. Ed egli ammetteva di essere in torto, ma mi supplicava e mi scongiurava di non ucciderlo, ma di esigere (piuttosto da lui un risarcimento in) denaro.

26

Io invece gli dissi: "Non io ti ucciderò, ma la legge della città, che tu, trasgredendola, hai considerato meno importante dei (tuoi) piaceri; ed hai scelto di commettere questa [tale] colpa contro mia moglie e i miei figli piuttosto che obbedire alle leggi e rispettare l'ordine [essere ordinato]".

27

Così, giudici, costui ottenne la ricompensa [queste cose] che le leggi prescrivono per chi compie simili misfatti, ma senza essere stato strappato dalla strada né essersi rifugiato presso il focolare, come costoro (= i miei accusatori) sostengono: e come (avrebbe potuto), visto che [lui che] era subito caduto (a terra) in camera da letto, colpito (da me)? E poi gli avevo legato [girai] le braccia, e nella stanza c'erano tanti uomini, ai quali non sarebbe potuto sfuggire, non avendo né un coltello [ferro] né un bastone [legno] né nient'altro con cui potersi difendere [si sarebbe potuto difendere] da (noi) che eravamo entrati.

28

Ma io penso, o giudici, che anche voi sappiate (bene) che chi agisce disonestamente non ammette (mai) che gli avversari dicano la verità, anzi, mentendo egli stesso e architettando simili menzogne [le cose del genere], cerca di suscitare ostilità in chi ascolta [preparano ire a chi ascolta] contro chi si comporta onestamente. 

[Rivolgendosi al cancelliere] Ma adesso, prima di tutto, da' lettura della legge.

LEGGE (1)

29

Non negava, giudici, anzi ammetteva di avere torto, e mi pregava e mi scongiurava di non ucciderlo [di non morire], e si diceva [era] pronto a versare un risarcimento in denaro. Io, però, non accettai [ero d'accordo con] la sua offerta, ma ritenni di dover far valere piuttosto la legge dello Stato [ritenevo che la legge della città fosse più valida], e mi presi quella vendetta che voi, ritenendola sacrosanta, avete stabilito contro chi è recidivo in questi reati [chi fa con cura tali cose]. E (adesso) fate salire (a deporre) i miei testimoni [e salitemi, testimoni di questi fatti].

TESTIMONI

30

Leggimi anche questa legge (tratta) dalla stele dell'Areòpago.

LEGGE (2)

(Voi) sentite, giudici, che perfino dal tribunale dell'Areòpago, al quale spetta tradizionalmente [per il quale è tradizionale] ed è stato affidato anche ai tempi nostri (il compito) di giudicare le cause di omicidio, è stato espressamente stabilito di non condannare a morte colui che, avendo sorpreso un adultero presso la propria moglie, si prenda questa vendetta.

31

E con tanta convinzione [così forte] il legislatore ha ritenuto che questo (principio) fosse giusto per le donne sposate, che anche a proposito delle concubine, (che sono) degne di minor considerazione [degne di meno], ha stabilito la medesima pena. E' comunque evidente che, se avesse avuto (a disposizione) una punizione più grave di questa per le (donne) sposate, l'avrebbe sancita. Invece, non potendo trovarne una più severa di questa per loro, ritenne giusto che la medesima (pena) valesse anche a proposito delle concubine. Ma leggimi anche quest'(altra) legge.

LEGGE (3)

32

Voi sentite (dunque), o giudici, che (la legge) prescrive, nel caso in cui uno disonori con la violenza un uomo libero o uno schiavo, di pagare (un risarcimento pari al) doppio del danno; nel caso in cui, poi, (uno violenti) una donna (di quelle) per le quali è lecito uccidere (il violentatore), (la legge prescrive che) sia passibile della medesima pena [sia sottoposto alle stesse cose]: a tal punto, giudici, (il legislatore) ha ritenuto che i violentatori fossero meritevoli di una punizione meno severa dei seduttori: 

33

ha infatti condannato a morte questi (ultimi), mentre per gli altri ha stabilito (un risarcimento pari al) doppio del danno, tenendo conto (del fatto) che i violentatori [quelli che ottengono con la violenza] sono odiati dai violentati, mentre i seduttori corrompono a tal punto le loro anime, che rendono le donne altrui più legate a sé che ai loro mariti, e tutta la casa dipende da loro, e non si può sapere di chi dei due siano i figli [e i figli sono incerti di quale dei due si trovano ad essere], (se cioè) del marito o dell'amante [dei mariti o degli adulteri]. Per questi motivi il legislatore [colui che ha stabilito la legge] ha sancito per costoro la pena di morte [la morte come pena].

34

Quanto a me, o giudici, le leggi non solo hanno escluso la mia colpevolezza, ma addirittura (mi) hanno imposto di prendermi questa vendetta: sta a voi decidere [è in voi] se esse debbano (ancora) avere valore o non contare più niente [se sia necessario che esse siano valide o degne di niente].

35

Io, per conto mio, penso che tutti gli Stati sanciscano le leggi (appunto) per questo: perché, a proposito delle situazioni su cui siamo incerti, ricorrendo ad esse possiamo sapere [andando da esse osserviamo] che cosa dobbiamo fare. E le leggi [queste], appunto, in casi del genere suggeriscono agli offesi di prendersi questa vendetta.

36

Ritengo giusto che voi abbiate la stessa opinione delle leggi [di esse]: altrimenti garantirete agli adulteri una tale impunità, che inciterete anche i ladri a dire che sono adulteri, ben sapendo che, se si dichiareranno rei di questa colpa [qualora dicano di se stessi questa colpa] e diranno di essersi introdotti in casa altrui per questo scopo, nessuno li toccherà. Tutti, infatti, sapranno che le leggi sull'adulterio bisogna salutarle, e (che bisogna) aver paura soltanto del vostro voto: perché (evidentemente) è questa la suprema autorità nel nostro Stato [autorevolissima fra tutte quelle nella città].

37

Riflettete, giudici: mi accusano di aver ordinato quel giorno alla serva di attirare il giovane (in casa mia). Intanto, giudici, io resterei convinto di essere nel giusto [di far cosa giusta] in qualunque modo avessi messo le mani su quello che aveva sedotto mia moglie [prendendo quello che aveva sedotto mia moglie in qualunque modo].

38

Ora, se io avessi ordinato di attirarlo (in casa mia) quando (ancora) erano state fatte delle (semplici) proposte, ma non era successo ancora nessun fatto (concreto), avrei sbagliato; ma se lo avessi sorpreso, non importa in che modo [se lo prendevo in un modo qualsiasi], quando ormai tutto era successo e lui più volte si era introdotto in casa mia, io mi riterrei perfettamente giustificato [saggio]. 

39

Ma osservate come [che] anche in questo mentano: lo capirete facilmente da quanto sto per dirvi [queste cose]. Infatti, o giudici, - cosa che dissi anche prima -, Sòstrato, che è mio amico ed è in grande familiarità con me, dopo avermi incontrato, di ritorno dai campi, verso il calar del sole, cenò [-ava] con me, e quando fu soddisfatto [era bene per lui] se ne andò via.

40

Ebbene, signori, riflettete, tanto per cominciare: se quella notte io avessi teso un agguato ad Eratostene, era per me meglio cenare fuori casa [altrove] o portarmi uno a cena? In quest'(ultimo) caso, infatti, Eratostene avrebbe esitato a [quello avrebbe osato di meno] introdursi in casa (mia). In secondo luogo, vi pare che io, mandando via il mio ospite, me ne sarei restato solo e sarei rimasto senza nessuno [solo], oppure che gli avrei chiesto di rimanere, per punire l'adultero con me?

41

E ancora, giudici: non vi pare che avrei dato istruzioni agli amici durante il giorno, e che avrei chiesto loro di radunarsi nella più vicina casa di uno di essi [degli amici], piuttosto che, appena me ne sono accorto, correre in giro di notte, senza sapere chi avrei trovato in casa e chi fuori? Sono andato da Armodio e da un altro tale [il tale] che non erano in città - perché non lo sapevo! - e altri non li ho trovati in casa, e mi sono incamminato dopo aver radunato chi era possibile.

42

Ebbene, se lo avessi saputo prima, non vi pare che avrei predisposto degli schiavi e avrei dato istruzioni agli amici per potere io stesso entrare nel più sicuro dei modi - che ne sapevo se anche lui (non) aveva un pugnale? - e (per) compiere la vendetta in presenza del maggior numero possibile (hòs metà plèiston = metà hòs plèiston) di testimoni? Invece, siccome non prevedevo nulla di ciò che sarebbe successo quella notte, ho preso quelli che potevo. E adesso salgano a deporre i miei testimoni [e salitemi, testimoni di questi fatti].

TESTIMONI

 

43

Signori, avete sentito i testimoni: ora riflettete fra voi su questa faccenda, per cercar (di scoprire) se tra me ed Eratostene ci sia mai stato (qualche motivo di) ostilità, a parte questo. Non ne troverete nessuno.

44

Né, infatti, mi ha mai accusato pubblicamente agendo come delatore, né ha (mai) tentato di farmi esiliare [cacciarmi fuori dalla città], né mi ha (mai) intentato processi privati, né era mio complice in qualche cattiva azione [conosceva con me nulla di cattivo] per cui, temendo che si risapesse, io potessi desiderare la sua morte [temendo che qualcuno sapesse la quale io desideravo che egli morisse], né, se avessi commesso ciò, potevo aspettarmi [mi aspettavo] di ricevere (un compenso in) denaro da qualcuno [da qualche parte] - perché certi (individui) tramano la morte gli uni degli altri per motivi del genere.

45

A tal punto, dunque, eravamo lontani dall'avere avuto qualche alterco, o (qualche) lite da ubriachi, o qualche altro screzio [di tanto, dunque, o un alterco o una lite da ubriachi o qualche altro screzio è lontano dall'essere stato a noi], che io quell'uomo non l'avevo mai neanche visto, se non quella notte! Con quale intenzione [volendo che cosa], allora, avrei corso un rischio del genere, se non fossi stato offeso da lui nel più grave dei modi?

46

In secondo luogo, avrei (forse) commesso un'empietà chiamando io stesso dei testimoni, quando avrei potuto, se davvero volevo ucciderlo ingiustamente, (far sì) che nessuno venisse a sapere [sapesse con me] di questa faccenda?

47

Io dunque, signori, ritengo che questa vendetta non sia stata (compiuta) nel mio interesse privato [privata per me stesso], ma nell'interesse di tutta la collettività: infatti gli individui che commettono bravate del genere, vedendo quali sono le ricompense che spettano ad azioni del genere [quali le ricompense sono di tali errori], si renderanno meno colpevoli nei confronti degli altri, se vedranno che anche voi avete la medesima opinione (in proposito).

48

Altrimenti, (sarebbe) molto meglio abrogare le leggi vigenti e promulgarne delle nuove, che puniscano [puniranno] con (le loro) pene quelli che custodiscono le proprie mogli e concedano la massima [concederanno molta] impunità a quelli che vogliono sedurle [peccare verso di loro].

49

(Sarebbe) molto più giusto così, piuttosto che (far sì che) i cittadini fossero insidiati dalle leggi, che prescrivono che, se uno coglie (in flagrante) un adultero, ne faccia ciò che meglio crede [ciò che appunto voglia], mentre poi i processi risultano [si presentano] più pericolosi per quelli che hanno subìto il torto che per chi disonora le donne altrui contro le leggi.

50

Io infatti adesso sto rischiando la mia vita, il mio denaro e tutto il resto [rischio riguardo al corpo e alle ricchezze e a tutte le altre cose] (solo) perché ho avuto fiducia nelle leggi dello Stato.

 

FINE

 

Piano dell'orazione

Exordium  

Paragrafi 1-3

Captatio benevolentiae: Eufilèto chiede ai giudici di giudicare come se avessero subìto personalmente l'offesa arrecata a lui e si dice certo che nessuno è in disaccordo sul fatto che il reato commesso da Eratostene sia gravissimo: questo argomento non è neppure da porre in discussione.

Propositio 

Paragrafi 4-5

Che cosa deve dimostrare Eufilèto per essere assolto: 

  1. che l'adulterio è stato effettivamente commesso;

  2. che la vendetta non è stata premeditata, in quanto non derivava da alcun motivo pregresso. 

Narratio 

Paragrafi 6-26

Racconto dettagliato dei fatti, dal matrimonio all'uccisione dell'adultero còlto in flagrante.

Argumentatio 

Paragrafi 27-36 

Prove ed elementi a favore di Eufilèto:

  1. Eratostene non fu trascinato in casa dalla strada, come sostengono gli accusatori, né si rifugiò presso l'altare di Zeus: fu subito colpito ed ucciso in camera da letto, in presenza di numerosi testimoni;

  1. la vendetta compiuta è perfettamente conforme alla legge perì moichèias (= sull'adulterio), che consente l'uccisione dell'adultero còlto in flagrante e reo confesso, quale era Eratostene; vengono prodotte numerose testimonianze in proposito;

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  1. la legge areopagitica perì phònou (= sull'omicidio) assolve in pieno chi uccide un adultero còlto in flagrante presso la propria donna, perfino se si tratta di una semplice concubina;

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  1. la legge perì biàion (= sulla violenza) commina al seduttore la pena di morte, mentre riserva al violentatore un trattamento molto meno severo, condannandolo al semplice pagamento di una multa; ebbene, Eratostene non era un violentatore, ma un professionista della seduzione;

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  1. in conclusione: c'è da meravigliarsi che Eufilèto si trovi sul banco degli imputati, visto che non ha fatto altro che rispettare le leggi della città!

Refutatio 

Paragrafi 37-36

Confutazione delle prove a sfavore di Eufilèto già addotte dall'accusa:

Eufilèto è accusato di avere adescato a bella posta Eratostene per ucciderlo. Egli replica che:

  1. quand'anche così fosse, avrebbe agito a buon diritto, per tutelare il suo buon nome (argumentatio per absurdum);

  2. ma così non è: se, infatti, l'omicidio fosse stato premeditato, Eufilèto non avrebbe posto in essere una serie di comportamenti sconsiderati, dettati evidentemente dalla tensione nervosa e dallo shock del momento: anzitutto non si sarebbe portato a cena un amico (Sòstrato); per contro, se avesse covato l'intenzione di cogliere in flagrante l'adultero, anziché congedare l'amico dopo cena l'avrebbe trattenuto, per potere avere un testimone ed un aiutante: invece quella notte, evidentemente preso alla sprovvista, Eufilèto era stato costretto a correre all'impazzata da una casa all'altra per trovare testimoni, bussando perfino a case vuote. Di questo vengono addotte varie testimonianze;

  3. fra Eufilèto ed Eratostene non preesisteva alcuna occasione di rancore, tale da giustificare la premeditazione; anzi, Eufilèto sostiene di non averlo mai visto prima di quella notte;

  4. infine, se proprio Eufilèto avesse voluto uccidere Eratostene per motivi pregressi, non avrebbe evidentemente cercato testimoni, perché sarebbe stato consapevole di commettere un reato gravissimo, punibile con la pena di morte.

Epilogus - Peroratio 

Paragrafi 47-50 

Da quanto detto è inevitabile concludere che:

  1. il castigo inflitto da Eufilèto ad Eratostene è da considerarsi non solo legittimo, ma addirittura esemplare: scoraggerà infatti altri individui dal comportarsi come lui;

  2. (conclusione provocatoria): se i giudici non la pensano così, tanto vale abrogare le leggi vigenti: a quanto pare esse possono trasformarsi in una trappola micidiale per il cittadino onesto che agisce in conformità ad esse. In effetti la sola colpa di Eufilèto, quella per cui ora è sotto processo e rischia la condanna a morte, è di averle rispettate alla lettera.

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