L 'EPIGRAMMA

   

BREVE STORIA DELL'EPIGRAMMA:

Il genere, che si sviluppa attraverso un arco di tempo di circa 10 secoli, nasce in Grecia come epigrafe tombale (epitafio): in origine non è altro che il messaggio che il defunto lascia ai posteri, spesso al semplice passante.

 

Assurge a genere letterario quando viene messo per iscritto, organizzato in raccolte per la lettura, privata o pubblica. 

Le prime tracce dell’epigramma come genere letterario risalgono al V sec. a.C. (il primo epigramma letterario a noi noto è quello di Simonide per i caduti delle Termopili): si tratta però di un secolo di tragici e di retori, in cui l'epigramma non incontra grande successo; così pure nel IV sec., età di retori e filosofi. Solo con il III sec., in età alessandrina, mutato il gusto poetico e decaduto l’interesse per la sfera pubblica, l'epigramma incontra il grande pubblico.

 
       
 

In Roma diventa di gran moda in seguito all’ellenizzazione della cultura tipica del II-I sec. a.C.: vi attingono tutti i circoli che si ispirano alla cultura e alla letteratura greca: Scipioni, Preneoterici e Lutazio Catulo, Neòteroi e Catullo (tutta la terza parte del Liber è costituita da epigrammi). Catullo è, per altri versi (nei Carmina docta) a metà strada fra epigramma ed elegia: il carme 68 rappresenta forse il precedente più immediato dell'elegia erotica latina (Partenio di Nicea e Cornelio Gallo sono altri probabili tramiti): essa è del tutto originale nei contenuti (non più oggettivi e mitologici, ma soggettivi) rispetto al precedente greco, a differenza dell'epigramma, più rispettoso dei canoni tradizionali ellenici. 

L’epigramma torna in auge nel tardo I sec. d.C., quando Marziale lo fissa nei suoi elementi canonici.

 

CARATTERISTICHE FORMALI:

Il metro tipico (ma non esclusivo) dell'epigramma è il distico elegiaco, che si compone di un esametro e di un pentametro:

L'esametro è un verso fluido, aperto, preparatorio; il pentametro, formato da due hemiepes uguali, ha invece un ritmo martellante, chiuso, finalizzato all'effetto finale.

 

 

Solidali con le peculiarità ritmiche del distico elegiaco sono le caratteristiche formali dell'epigramma:

  • la brevità: alla concisione contenutistica corrisponde una notevole densità semantica; l’epigramma "tipico" è compreso in un solo distico, che corrisponde alla "unità di misura" del genere (cfr. Odi et amo di Catullo);

  • la struttura bipartita: l'esametro crea un'aspettativa che il pentametro delude od amplifica icasticamente; in componimenti più lunghi distinguiamo, di solito, una prima ed una seconda parte;

 

 
  • la varietà del tono (generalmente più elevato nell'epigramma greco, più popolaresco in quello latino);

  • la varietà dei contenuti: il solo elemento costante identificabile a livello tematico è quello della fugacità dell’esistenza, che l'epigramma eredita dalle sue origini epigrafiche; lo scopo è perciò quello di "fotografare" un momento per consegnarlo all'eternità, per preservarlo dalla caducità dell'esistenza; da ciò consegue una profonda malinconia, caratteristica tonale di tutto il genere, che tende a diventare amaro pessimismo ed in Roma acre critica sociale.

 

 

 

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