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I contatti tra India e mondo classico

di

Rossana Delmastro

Statuetta femminile in avorio proveniente dagli scavi di Pompei.

Nonostante la grande distanza geografica che le separava, India antica e mondo greco-romano stabilirono fra loro nel corso dei secoli un intreccio piuttosto complesso di contatti culturali, politici e commerciali.

La storia delle relazioni fra queste due grandi civiltà, così differenti fra loro per società e tradizioni, ha interessato a partire dalla fine del XVIII secolo gli studiosi di diversi àmbiti, dall'archeologia alla storia dell'arte, della letteratura e della filosofia.

Nella ricostruzione dei reciproci legami ed influenze, le fonti letterarie indiane non ci sono state finora di grande aiuto, sia per la scarsità dei riferimenti sia per la diversità di prospettiva, che presta poca o nessuna attenzione nei confronti del dato più propriamente storico e cronologico.

Sono assenti nella produzione letteraria indiana riferimenti all'impresa di Alessandro il Grande, che pure ebbe il merito di preparare il successivo processo di unificazione politica della valle del Gange da parte della dinastia Maurya; nei testi pali e sanscriti ricorrono solo brevi e fuggevoli menzioni delle città e degli abitanti di Roma e di Alessandria.

Tuttavia sia nella letteratura sanscrita che nei testi tamil antichi (India meridionale) è attestato il termine yavana, con cui venivano designati gli occidentali, greci e romani, che per varie motivazioni nel corso dei secoli stabilirono contatti di diversa natura e durata con la cultura indiana.

Gli studi di D. Pingree hanno messo in luce come lo zodiaco e la terminologia astrologica e astronomica indiana fossero di origine greca, a partire da un trattato alessandrino in prosa sugli oroscopi che fu tradotto con il significativo titolo Yavanajātaka ovvero le nascite secondo i Greci. Esso comparve in India verso la metà del II secolo d.C. e fortunatamente a noi è pervenuta la sua versione successiva in versi (269-270 d.C.). Abbiamo inoltre notizia che nel VI secolo d.C. dovette circolare un'altra opera astronomica di evidente derivazione occidentale, il Romakasiddhānta o Canone romano.

Dal punto di vista archeologico il panorama sulle testimonianze delle relazioni e dell'influenze reciproche fra India e mondo greco-romano muta radicalmente e si fa più ricco ed articolato.

Gli scavi archeologici a Vīrāmpatnam (o altrimenti Arikamedu, secondo una denominazione più discussa) sulla costa orientale dell'India, presso l'antica colonia francese di Pondichéry, hanno portato alla luce un intero insediamento commerciale romano, certamente attivo dal I al III secolo d.C., in cui erano presenti stabilmente mercanti ed artigiani con le rispettive famiglie. In particolare i ritrovamenti di frammenti di ceramica di fabbricazione italiana (di Arretium o Arezzo) hanno spinto l'orientalista J. Filliozat a formulare l'ipotesi, confermata da una iscrizione epigrafica, di una datazione antecedente del sito, almeno nell'ultima metà del I secolo a.C. Di questa località vi è anche un riscontro testuale, poiché il suo nome compare sia nell'opera anonima Periplus maris erythraei come Podoukē, sia nella lingua tamil come puduceri, ovvero città nuova, da cui probabilmente la Pondichéry francese. Anfore, oggetti d'uso comune, statuette di terracotta, vasi e perfino cammei sono stati rinvenuti nella colonia romana vicino a Pondichéry, così come una certa quantità e varietà di monete imperiali romane, presenti anche in diverse altre località dell'India meridionale.

Dall'India la Roma imperiale importava spezie e beni di lusso con un notevole margine di guadagno, sul quale l'erario romano imponeva una quota alla dogana di Alessandria.

Notevole interesse presenta anche la produzione di statuette di imitazione occidentale rinvenute nell'India centro-meridionale.

Un'altra significativa testimonianza dell'influenza occidentale nella cultura indiana è rappresentata dalla scuola di arte Gandhara, che si diffuse nel III secolo d.C. nella pianura omonima situata nelle regioni di nord-ovest (oggi Pakistan). Da un primo periodo in cui le opere venivano prodotte in schisto grigio-verde, si passò all'utilizzo dello stucco, che permetteva di modellare con più precisione e plasticità e di realizzare luminosi chiaroscuro. Le posture, l'abbigliamento e le acconciature, gli ornamenti e le fattezze dei volti ritratti nei busti di stucco rivelano tecniche e canoni estetici di chiara influenza greco-romana, da cui non è esente anche l'architettura dei luoghi.

"L'uomo dei fiori" (arte Gandhara), busto in stucco proveniente dalla località archeologica di Hadda. Hadda fu una località di pellegrinaggio situata lungo le antiche vie carovaniere dirette in Asia centrale.

Secondo G.M. Bongard-Levine, sul versante della tradizione letteraria classica, nella quale le testimonianze ed i riferimenti all'India sono più ampi e numerosi, si possono a grandi linee individuare quattro fasi, ciascuna dotata di specifiche caratteristiche.

Un primo periodo risale all'epoca in cui gli Achemenidi avevano esteso il proprio dominio sull'India nord-occidentale, prima della campagna di Alessandro il Grande. I primi riferimenti all'India, riguardanti principalmente questi territori, si trovano nelle Storie di Erodoto, che talvolta si valse di fonti persiane, e nella Periegesi di Ecateo di Mileto. Entrambi gli autori tuttavia sembrano avere attinto ad un'opera per noi in gran parte perduta, dal titolo Periplo, scritta dal greco Scilace di Carianda, vissuto alla fine del VI secolo a.C., navigatore e conquistatore della valle dell'Indo per conto del re persiano Dario. Altre informazioni, tra le quali resta però ancora difficile distinguere il reale dal meraviglioso, sono contenute negli Indikà di Ctesia di Cnido, un medico greco al servizio del re achemenide Artaserse II.

Con la spedizione di Alessandro il Grande ebbe inizio una seconda fase, tra il IV ed il III secolo a.C., caratterizzata da contatti diretti, alle testimonianze dei quali attinsero scrittori successivi, come Strabone e Plutarco, che ci hanno tramandato, tra le numerose e varie descrizioni, le prime notizie sugli asceti indiani, detti dai Greci gimnosofisti.

Segue un terzo periodo della storia delle relazioni tra India e Occidente greco-romano, che viene anche denominato dagli studiosi "il periodo delle ambasciate". Durante il suo regno, Seleuco I Nicatore di Siria inviò successivamente tre missioni diplomatiche alla corte di Candragupta Maurya (Sandrokottos o Andrakottos per i Greci), il primo grande sovrano che riuscì ad unificare l'India settentrionale. Gli Indikà di Megàstene, il primo di questi ambasciatori, ci sono giunti in modo frammentario, ma dovettero costituire per il mondo ellenistico una ricca e preziosa fonte di notizie di prima mano sull'India.

Per quanto riguarda la letteratura latina, i numerosi riferimenti e le descrizioni dell'India, che sono state completamente raccolte e pubblicate nel 1986, sono oggi considerati poco originali. Ha scritto P. Daffinà: "Le fonti greche - sia di età classica, sia di età ellenistica ed ellenistico-romana - sono, per lo meno le principali, frutto di osservazione diretta; quelle latine no, perché nessun letterato latino, a quanto ne sappiamo, si recò mai in India e tutti quelli che ne scrissero, ne scrissero attingendo, direttamente o indirettamente, a fonte greca."

Fa eccezione il VI libro della Naturalis historia di Plinio il Vecchio, laddove l'autore descrive l'isola di Tabropane (oggi Šri Lanka), che sembra abbia attinto a due testimonianze dirette. Secondo Plinio l'isola è un regno assai ricco e prospero, dove non esiste la schiavitù e viene praticata la religione politeista brahmanica. Quest'ultima osservazione, in contrasto con la tradizione locale secondo cui la penetrazione e la diffusione del buddismo sarebbe iniziata fin dal III secolo a.C., pone bene in rilievo quale immagine dell'India fu mantenuta dagli scrittori antichi pagani, anche successivi.

La quarta e ultima fase nella storia delle relazioni tra India ed antichità classica, iniziata intomo al II secolo d.C., sarebbe caratterizzata da due tendenze prospettiche principali: da un lato troviamo scrittori e filosofi pagani che continuano a utilizzare antiche descrizioni e, soprattutto in àmbito neoplatonico, cominciano a manifestare interesse verso la saggezza indiana; dall'altro incontriamo, a partire dalla scuola di Alessandria, autori cristiani che dimostrano di conoscere la religione e il pensiero indiano, con particolare attenzione per il buddismo. Chiaro esempio della prima tendenza può essere considerato Flavio Filòstrato, che, narrando la vita del neopitagorico Apollonio di Tiana, descrive un'India dalla religione totalmente brahmanica; della seconda tendenza viene annoverato Clemente Alessandrino, il quale, primo fra tutti gli Occidentali, fa riferimento alla persona del Buddha nei suoi Strômata.

Busto maschile risalente all'età imperiale. La foggia della suggestiva pettinatura, testimoniata anche da altri esemplari, potrebbe essere di origine indiana: ricorda infatti quella del Buddha.

Come ha rilevato lo stesso Bongard-Levin nella sua recente conferenza tenuta a Torino presso l'Accademia delle Scienze, in ciascuna delle quattro fasi l'India fu vista dal mondo classico sotto aspetti differenti, influenzati dal diverso atteggiamento morale e gnoseologico che l'Occidente di volta in volta assumeva, nonché più in generale dalla specificità della cultura greco-romana.

Il tema è ampio ed affascinante e tutt'altro che esaurito. Restano ancora da approfondire numerosi aspetti nell'ambito della tradizione indiana e dei suoi legami col mondo greco-romano.

 

 

 

 

Bibliografia essenziale:

G.M. Bongard-Levine, Ancient India and graeco-roman world, Indologica taurinensia, XIII, 1985-6;

J. André e J. Filliozat, L'Inde vue de Rome. Textes latins de l'Antiquité relatifs à l'Inde, Paris, 1986;

P. Daffinà, Le relazioni tra Roma e l'India alla luce delle più recenti indagini, Roma, 1995;

Ancient Rome and India. Commercial and cultural contacts between the Roman world and India, edited by Rosa M. Cimino, New Dehli, 1994;

D. Pingree, The Yavanjātaka of Sphujidhvaja, Cambridge Mass.-London,1978;

J. Filliozat, Les relations extérieures de l'Inde, Pondichéry, 1956.

 

Links:

Cesmeo - Istituto Internazionale di Studi Asiatici Avanzati

www.cesmeo.it

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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