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LA VERSIONE DI MATURITA' 2009

 

E' Cicerone! Come previsto.

 

Un passo di media difficoltà dal contenuto sempre attuale

 

Clemenza e severità

Nec vero audiendi qui graviter inimicis irascendum putabunt idque magnanimi et fortis viri esse censebunt; nihil enim laudabilius, nihil magno et praeclaro viro dignius placabilitate atque clementia. In liberis vero populis et in iuris aequabilitate exercenda etiam est facilitas et altitudo animi quae dicitur, ne si irascamur aut intempestive accedentibus aut impudenter rogantibus in morositatem inutilem et odiosam incidamus et tamen ita probanda est mansuetudo atque clementia, ut adhibeatur rei publicae causa severitas, sine qua administrari civitas non potest. omnis autem et animadversio et castigatio contumelia vacare debet neque ad eius, qui punitur aliquem aut verbis castigat, sed ad rei publicae utilitatem referri. Cavendum est etiam ne maior poena quam culpa sit et ne isdem de causis alii plectantur, alii ne appellentur quidem. prohibenda autem maxime est ira puniendo; numquam enim iratus qui accedet ad poenam mediocritatem illam tenebit, quae est inter nimium et parum, quae placet Peripateticis et recte placet, modo ne laudarent iracundiam et dicerent utiliter a natura datam. illa vero omnibus in rebus repudianda est optandumque, ut ii, qui praesunt rei publicae, legum similes sint, quae ad puniendum non iracundia, sed aequitate ducuntur.

Cicerone, De officiis 1. 88-89

Traduzione

Non bisogna poi dare ascolto a coloro che riterranno che ci si debba adirare violentemente con i (propri) nemici e che penseranno che ciò sia una prerogativa dell'uomo magnanimo e forte; nulla infatti è più lodevole, nulla più degno di un uomo grande e glorioso, della mitezza e della clemenza. Invero, tra i popoli liberi e nell'esercizio dell'uguaglianza (lett.: nell'esercitare l'uguaglianza) del diritto vi è anche, per così dire, disponibilità e magnanimità (oppure:  una disponibilità e una cosiddetta altezza dell'animo; oppure: quella  disponibilità che è pure detta magnanimità), per evitare che (lett.: perché non) cadiamo in una suscettibilità (oppure: incontentabilità: vedi significato riportato dal vocabolario) inutile ed odiosa, se ci adiriamo con persone che si avvicinano (a noi) in momenti inopportuni o con persone che chiedono in modo petulante (oppure: sfrontato), e tuttavia la mitezza e la clemenza devono essere approvate a patto che (lett.: così che) per il bene dello Stato, si adoperi la severità, senza la quale non si può governare una città. Però ogni provvedimento ed ogni castigo deve essere esente da oltraggio, né deve essere riferito all'utilità di colui che punisce o redarguisce (lett.: rimprovera con le parole) qualcuno, ma all'utilità dello Stato. Bisogna anche evitare che il castigo sia maggiore della colpa e che, per i medesimi motivi, alcuni siano colpiti, altri neppure richiamati. Punendo, poi, bisogna assolutamente evitare l'ira; mai infatti chi si accosterà adirato ad (infliggere) una punizione potrà mantenere quel giusto mezzo che c'è tra il troppo e il poco e che piace ai Peripatetici, e giustamente piace, se solo non (= purché non) lodassero l'ira e non dicessero che essa è stata data dalla natura utilmente. Essa, però, deve essere rifiutata in tutte le situazioni e ci si deve augurare che coloro che sono a capo dello Stato, siano simili alle leggi, che sono indotte a punire non dall'ira ma dalla giustizia.

 

 

 

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