LE COMPLETIVE CON VERBA TIMENDI (NE, UT, NE NON)

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INTRODUTTORI:

ne = che, di;

ut, ne non = che non, di non

MODO DEL VERBO:

congiuntivo presente, perfetto, imperfetto o piuccheperfetto secondo le norme della consecutio temporum.

N.B.: in presenza di un pronome, aggettivo o avverbio negativo:

- con ne la negazione passa nell’introduttore (ne quis, ne quid, ne umquam...);

- con ne non si mantiene il pronome, aggettivo o avverbio negativo e il non scompare (ne nihil, ne nemo, ne numquam...).

 

 

Queste proposizioni fungono da complemento oggetto o da soggetto rispetto a verbi ed espressioni di timore (timeo, vereor, metuo, metus est, periculum est, in magno timore sum, etc.).

Sono anch’esse di natura volitiva come le precedenti completive, ma usano i quattro tempi del congiuntivo, secondo le norme della consecutio, perché il timore può riferirsi anche ad un’azione passata (non si usano invece le forme perifrastiche con sim o essem, perché nei verbi di timore è già implicita l'idea del futuro).

I loro introduttori si traducono in modo del tutto particolare (quello negativo affermativamente, quello affermativo negativamente):

timeo ne = temo che + congiuntivo, temo di + infinito;

timeo ut o ne non = temo che non + congiuntivo, temo di non + infinito.

Questa apparente contraddizione si spiega col fatto che in origine, probabilmente, si trattava di un costrutto paratattico ed il congiuntivo era di natura ottativa; timeo ne faciat (= temo che faccia) corrisponde perciò ad un originario timeo: ne faciat! (= ho paura: speriamo che non faccia!), mentre timeo ut faciat (= temo che non faccia) equivale a timeo: ut faciat! (= ho paura: speriamo che faccia!).

Di conseguenza:

ne = spero che non = temo che;

ut (ne non) = spero che = temo che non.

Esempio: timeo ne stultus tibi videar = temo di sembrarti sciocco (spero di no);

timebam ut (ne non) impetravissem eius veniam = temevo di non avere ottenuto il suo perdono (speravo di sì).

 

Nota bene:

1) Se il verbum timendi è negativo, è obbligatorio usare ne non al posto di ut;

Esempio: non timeo ne non vincam = sono sicuro di (non temo di non) vincere.

2) Due o più completive rette da verba timendi si coordinano in genere per asindeto oppure con et, anche se la prima è negativa;

Esempio: metuebam ne quid stulte faceres et ne amicis molestus esses = temevo che tu facessi qualche sciocchezza e dessi fastidio agli amici.

3) Se il verbum timendi regge un infinito, assume il significato di "esitare, dubitare, non osare";

Esempio: hostes timebant in Caesarem impetum facere = i nemici non osavano assalire Cesare.

 

CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:

Spesso conviene tradurre con espressioni affermative i verbi di timore preceduti da negazione, e precisamente:

non timeo ne = sono sicuro che non (lett.: non temo che);

non timeo ne non = sono sicuro che (lett.: non temo che non).

 




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