LE COMPLETIVE ESPRIMENTI UNA SEMPLICE CONSTATAZIONE

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INTRODUTTORI: ut = che, di;
ut non = che non, di non.
MODO DEL VERBO: congiuntivo presente, perfetto, imperfetto o piuccheperfetto secondo le norme della consecutio temporum
Si suole definirle, anche in questo caso molto impropriamente, "completive di natura consecutiva", ma con le consecutive non hanno nulla a che vedere (vedi le considerazioni fatte a proposito delle completive con ut, ne).

In italiano gli introduttori sono:

I tempi del congiuntivo sono il presente, il perfetto, l'imperfetto e il piuccheperfetto (con esclusione, quindi, delle forme perifrastiche con sim o essem, perché l'azione espressa da queste completive non si colloca mai su un piano temporale posteriore rispetto a quello della reggente).

  1. verbi impersonali di avvenimento (fit, accidit, cadit, evenit, est = accade; futurum est = sta per accadere; fieri potest, non potest = può accadere, non può accadere; etc.);

  2. Esempio: accidit ut milites qui lignationis causa discessissent repentino hostium adventu interciperentur = accadde che i soldati che si erano allontanati per far legna furono tagliati fuori dall'improvviso arrivo dei nemici.

  3. verbi e locuzioni impersonali indicanti "seguire, rimanere" (sequitur, restat, relinquitur, superest, reliquum est = resta, rimane; proximum est, extremum est = rimane per ultimo; huc accedit = a questo si aggiunge; etc.);

  4. Esempio: restat ut de virtute loquar = resta che io parli della virtù.

  5. verbi indicanti "risultare" (ex quo efficitur, hinc efficitur = ne consegue; facio, efficio, perficio = faccio sì; committo = dò motivo; etc.);

  6. Esempio: hinc efficitur ut nemo nisi sapiens beatus dici possit = ne consegue che nessuno, tranne il sapiente, può essere detto felice.

  7. espressioni impersonali costituite da un sostantivo o da un aggettivo neutro in unione con il verbo sum alla terza persona singolare (mos, lex, consuetudo, tempus, locus... est; aequum, iustum, rectum, par, verum, falsum, facile, difficile... est; mihi integrum est = sono in grado, è in mio potere; etc.);

  8. Esempio: aequum est ut humani nihil a nobis alienum putemus = è giusto che non consideriamo estraneo a noi nulla che riguardi l'uomo (nulla di umano).




Nota bene:

Alcuni dei verbi e delle espressioni sopra elencati ammettono anche la costruzione con l'accusativo e l'infinito (proposizione soggettiva), ad ulteriore dimostrazione del fatto che le frasi da essi rette hanno funzione di soggetto;

Esempio: mos erat Lacedaemonios binos reges habere (= mos erat ut Lacedaemonii binos reges haberent) = era costume che gli Spartani avessero due re.


CONSIGLI PRATICI DI TRADUZIONE:
  • A proposito della presunta affinità di queste proposizioni con le consecutive, anche ammesso che abbia un senso tradurre accidit ut venires con "si verificò così che tu venissi" (?), basta sostituire al verbo della completiva il complemento corrispondente ("si verificò il tuo arrivo") per rendersi conto della reale funzione di queste proposizioni: "il tuo arrivo" è infatti soggetto, e non conseguenza, di "si verificò".
    Evita dunque, se puoi, di tradurre ut completivo con "in modo che", "così che" o simili.

  • In italiano alcune di queste completive si traducono con l'indicativo, altre con il congiuntivo. Non esiste una regola precisa, perché molto è affidato alla sensibilità linguistica di chi traduce. In linea di massima, però, tradurrai con l'indicativo le proposizioni che dipendono da un verbo indicante la constatazione oggettiva di un fatto ("accadde che furono visti", seppure non sia scorretto dire "accadde che fossero visti"), mentre opterai per il congiuntivo nei casi in cui sia presente una sfumatura di dubbio o di soggettività ("può darsi che siano arrivati", "è giusto che tu sia lodato", e così via).


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