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Genitivo che dipende da un verbo 

a) Genitivo con interest e refert;

b) Genitivo di stima e di prezzo;

c) Genitivo di colpa e di pena;

d) Genitivo con verbi di memoria e di oblio;

 

a) Genitivo con interest e refert

Refert e il più usato interest nel significato di “importa, interessa, sta a cuore” sono coniugati solo nella  terza persona singolare, pertanto in latino hanno costruzione impersonale. Alcuni grammatici fanno rientrare questi verbi nel genitivo possessivo in quanto re, ablativo singolare di res con cui è composto refert, regge il genitivo della persona a cui interessa.. Noi, però, poiché interest e refert sono verbi, abbiamo preferito inserirli a questo punto.

Essi si costruiscono così:

- la persona a cui importa si trova in Genitivo;

- se la persona a cui importa è espressa mediante un pronome personale, si ricorre a mea, tua, nostra, vestra (= aggettivo possessivo concordato in ablativo con re di refert); per il pronome di terza persona si usano eius, eorum, earum, a meno che non sia riflessivo: in tal caso si usa sua;

- la cosa per cui importa si esprime con ad + accusativo (= complemento di fine);

- la cosa che importa di norma non si trova espressa con un sostantivo, bensì con un'intera proposizione che potrà essere o una infinitiva o una completiva introdotta da ut/ne + congiuntivo o una interrogativa indiretta o una condizionale;

- la cosa che importa può anche essere espressa con un pronome neutro o con un infinito;

- quanto una cosa importa puó essere espresso sia con un avverbio (magis, maxime, magnopere, parum, ecc.) sia con un neutro avverbiale (multum,plurimum, minimum, nihil, ecc.) sia con un genitivo avverbiale di stima (magni, pluris, plurimi,tanti, quanti, ecc.).

 

Schema riassuntivo   

A chi importa? Che cosa importa? Per che cosa importa? Quanto importa?  

Se è espresso da:

persona = genitivo

pronome personale = mea, tua, eius, nostra, vestra, eorum, earum (sua se è riflessivo)  

 

Se è espresso da:

pronome = pronome neutro

infinito = infinito

sostantivo = non si può usare un sostantivo: al suo posto si usa una proposizione infinitiva, completiva con ut/ne, interrogativa indiretta, condizionale.

 

È espresso da:

ad + accusativo (= compl. di fine)  

 

È espresso da:

- avverbio

- neutro avverbiale  

- genitivo avverbiale di stima  

Es.: Patris maxime interest filium valere = Al padre importa moltissimo che il figlio stia bene

Patris plurimi interest ut filius valeat = Al padre interessa moltissimo che il figlio stia bene

Mea hoc interest = Mi interessa ciò

Eius interest quid facturus sis cras = Gli interessa che cosa farai domani

Magni interest ad decus civitatis ut hostes vincatis = Importa molto per l’onore della città che vinciate i nemici

Omnium interest bene facere = A tutti interessa agire rettamente

Marius dicit sua interesse hoc = Mario dice che ciò gli interessa  

Quid refert si hoc ipsum salsum illi videbatur? = Che importa se proprio questo gli sembrava spiritoso?

 

Attenzione:  

 

Mea, qui consul sum, interest id = A me, console (= che sono il console), interessa ciò.

       

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 b) Genitivo di stima e di prezzo

Indica la stima morale o il valore materiale di una persona o cosa e precisamente: 

 - con i verbi aestimo, puto, facio (e il suo passivo fio), duco, habeo, pendo = stimare, sum = valgo, la stima morale si esprime con i genitivi avverbiali tanti = tanto; quanti = quanto; nihili = niente; magni (non multi) = molto; parvi (non pauci); pluris = di più; minoris = di meno; plurimi, permagni, maximi = moltissimo; minimi = pochissimo.

Es.: Marium pluris quam Gaium facio = Stimo Mario più di Gaio;

Sapiens voluptatem minimi ducit = Il sapiente stima pochissimo il piacere.

Nota bene:  

- i genitivi di stima di grado comparativo, pluris e minoris, possono essere accompagnati da un avverbio di  quantità, in tal caso quest’ultimo si rende con l’ablativo avverbiale di misura: multo minoris = molto meno  

- alcune espressioni idiomatiche che val la pena ricordare: 

pro nihilo facere, putare, ducere = non stimare nulla;

tanti est / tanti non est = vale / non vale la pena: es.: Tanti fuit illam pugnam pugnare = Valse la pena combattere quella battaglia;  

non flocci, non pili, non nauci, non assis facere, ducere, aestimare = non stimare un fiocco, un pelo, un       guscio  di noce, un soldo. 

-  con i verbi emo = compro; vendo = vendo; veneo = sono venduto; conduco = prendo in affitto; loco = do in affitto; redimo = riscatto; aestimo = valuto; sum = valgo; sto, consto = costo; ecc., l’espressione indicante il prezzo, sia esso determinato o indeterminato, si rende con l’ablativo eccetto che per i cinque genitivi avverbiali tanti, quanti, tantidem, pluris, minoris. Il prezzo indeterminato espresso con gli ablativi magno (non multo), permagno o plurimo (non maximo), parvo (non pauco), minimo, nihilo sottintende pretio.

Es.: Compertum est illum agrum nihil deminuto pretio venisse = Si seppe che quel campo era stato venduto ad un prezzo per nulla diminuito;

Vendo meum minoris quam ceteri = Vendo la mia roba a meno degli altri;

Mercatores merces quam plurimo vendere solent = i mercanti sono soliti vendere le merci al prezzo più alto possibile;

Multo sanguine ea Poenis victoria stetit = Quella vittoria costò ai Cartaginesi molto sangue.

 

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 c) Genitivo di colpa e di pena

Indica la colpa di cui uno è accusato o da cui è assolto e la pena a cui è condannato. I verbi che reggono tali complementi sono i seguenti:

  i verbi giudiziari accuso, arguo, insimulo, reum facio = accuso, incolpo di; arcesso, postulo, in ius voco = cito, chiamo in giudizio per; damno, condemno = condannare a, per; convinco = dimostro colpevole di; absolvo, libero assolvo da, reggono il genitivo della colpa preceduto o no dagli ablativi strumentali crimine, scelere iudicio, nomine = accusa:

Es.: Principes civitatis insimulati proditionis interfecti sunt = I notabili della città, accusati di tradimento, furono uccisi;

Ille reus, me defendente, capitis iudicio liberatus est = Quell’accusato, grazie alla mia difesa, fu assolto dall’accusa di delitto capitale.

Nota bene:  

- accanto al genitivo di colpa si trova de + ablativo con alcune espressioni giudiziarie rette da accusare, insimulare aliquem = accusare qualcuno:

de ambitu (oppure ambitus) = di broglio elettorale

de maiestate (oppure maiestatis) = di lesa maestà

de parricidio (oppure parricidii) = di parricidio

de praevaricatione (oppure praevaricationis) = di prevaricazione

de repetundis (oppure repetundarum) = di concussione (= di aver estorto illegalmente denaro pubblico);  

- con l’espressione “accusare qualcuno di delitto capitale” si usa sempre il genitivo, accusare aliquem capitis;

- con l’espressione “accusare qualcuno di violenza” si usa sempre de + ablativo, accusare aliquem de vi;

- con gli aggettivi reus = accusato; insons = innocente, si trova per lo più il genitivo di colpa: 

Es.: Catilina, pecuniarum repetundarum reus, prohibitus erat consulatum petere = A Catilina, accusato di concussione, era stato proibito di chiedere il consolato;

Te unum insontem culpae cladis hodiernae dei respicere debent = Gli dei devono considerare te il solo esente dalla colpa (= innocente della colpa) della odierna sconfitta;

Tribunum de ambitu reum fecerunt = Accusarono il tribuno di brogli elettorali.

  i verbi indicanti condanna o punizione damno, condemno = condannare a; multo = multare a; o indicanti assoluzione da una pena solvo, absolvo = assolvo da, libero da, reggono il genitivo se la pena è generica e non determinata (tanti, quanti,minoris, dupli, tripli quintupli, ecc.); reggono l’ablativo se la pena è espressa in modo specifico o se è quantificata:

Es.: Capitis damnatus est ab ephoris = Fu condannato a morte dagli efori;

Catilina, pecuniarum repetundarum reus, prohibitus erat consulatum petere = A Catilina, accusato di concussione, era stato proibito di chiedere il consolato;

Miltiades capitis absolutus, pecunia multatus est = Milziade, assolto dalla pena di morte, fu condannato a pagare una multa in denaro.

Nota bene:  

osserva le seguenti espressioni:

- damnare aliquem viginti annorum exilio = condannare qualcuno ad un esilio di vent’anni = condannare qualcuno a vent’anni di esilio;

- morte multare = damnare capite = damnare capitis = condannare a morte;

- damnare ad mortem = condannare a morte; damnare ad bestias = condannare alle bestie (del circo); damnare in metallum, ad metalla = condannare alle miniere; damnare ad viarum munitiones = condannare alla costruzione di strade.

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d) Genitivo con i verbi di memoria e di oblio

Ricordo, nel senso di “mi ricordo” corrisponde in latino a memini e a reminiscor (il suo contrario è obliviscor = mi dimentico). Essi reggono il genitivo della persona e l’accusativo o il genitivo della cosa (se però la cosa è espressa con un pronome neutro id, hoc, quod, ecc., o con un aggettivo neutro sostantivato utilia, multa, omnia, ecc., è d’obbligo l’accusativo);

Recordor (= mi ricordo) vuole l’accusativo della cosa e de + ablativo della persona

Es.: Tui memini = Mi ricordo di te;

Illius pugnae (o illam pugnam) reminiscor = mi ricordo di quella battaglia;

Recordabuntur Galli priorem libertatem = I Galli ricorderanno la precedente libertà;

Recordamur tuam benevolentiam (o tuae benevolentiae) = Ci ricordiamo della tua benevolenza.

Ricordo, nel senso di “faccio ricordare ad un altro, corrisponde in latino a moneo, admoneo, commoneo, commonefacio. Essi reggono l’accusativo della persona e il genitivo o de + ablativo della cosa (se però la cosa è espressa con un pronome neutro id, hoc, quod, ecc., è d’obbligo l’accusativo):

Es.: Eos commonefacio tuae benevolentiae (o de tua benevolentia) = Faccio ricordare loro la tua benevolenza;

Eos commonefacio hoc = Faccio loro ricordare questo.

Ricordo, nel senso di “cito, faccio menzione di” corrisponde in latino a commemoro che regge l’accusativo o de + ablativo, e a mentionem facio che regge il genitivo o de + ablativo:

Es.: Commemoramus de eius virtute (o eius virtutem) = Citiamo la sua virtù;

Mentionem fecimus tuae virtutis (o de tua virtute) = Facemmo menzione della tua virtù.

  L’espressione mihi venit in mentem (= mi viene in mente) regge il genitivo della persona che viene in mente e il nominativo o il genitivo della cosa che viene in mente (se però la cosa è espressa con un pronome neutro id, hoc, quod, ecc., è d’obbligo il nominativo):

Es.: Mihi venit in mentem Platonis = Mi viene in mente Platone;

Mihi hoc venit in mentem = Mi viene in mente ciò;

Mihi veniunt in mentem tuae virtutes = Mi vengono in mente le tue virtù.

Nota bene

Poiché questi verbi ammettono più costruzioni ed è difficile riuscire a ricordarle tutte, ti invitiamo, in presenza di tali verbi, a leggere con molta attenzione il testo e poi a consultare il vocabolario con altrettanta cura. Molte volte il senso ti guiderà senza troppi problemi.

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