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Se vuoi vincere l’ira, soffoca le sue manifestazioni 

 

Combatti con te stesso, se vuoi vincere l'ira, quella non può (vincere) te. Incominci a vincere, se (essa) viene nascosta, se non le si dà sfogo. Seppelliamo i suoi segni e teniamola, per quanto si può (lett.: quanto può essere fatto), nascosta e segreta. Ciò accadrà con nostra grande molestia, infatti (essa) ha desiderio di balzar fuori e infiammare i (nostri) occhi e cambiare il (nostro) viso, ma se le si permette (lett.: è stato permesso ) di manifestarsi fuori di noi, (essa) viene a trovarsi (lett.: è) sopra di noi. Si nasconda nell'angolo più profondo del petto, sia trasportata (da noi), non (ci) trasporti. Anzi, pieghiamo tutte le sue manifestazioni in senso contrario: il volto si distenda, la voce sia più dolce, a poco a poco l'interno viene ad uniformarsi  con l'esterno (lett.: le cose interiori si uniformano con le cose esteriori).

In Socrate era segno d'ira abbassare la voce, parlare di meno; allora era chiaro che egli si opponeva a se stesso. Veniva redarguito perciò e accusato dai familiari e la disapprovazione dell'ira latente non gli era sgradita. Perché non avrebbe dovuto godere del fatto che molti si accorgevano della sua ira, (ma) nessuno (la) sperimentava? L'avrebbero, però, sperimentata, se non avesse dato agli amici il diritto di rimproverarlo come se (lo) era assunto lui nei confronti degli amici. Quanto più dobbiamo farlo noi! Preghiamo tutti i (nostri) più cari amici di usare verso di noi la franchezza soprattutto allora, quando saremo in grado di sopportarla di meno, e di non approvare la (lett.: che non si dia consenso alla) nostra ira; mentre siamo in senno, mentre siamo (padroni) di noi stessi, chiamiamo(li) in aiuto contro un male potente e a noi gradito.

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