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Caratteri della vera poesia

 

La poesia ha illuso molti giovani. Infatti non appena uno ha costruito un verso con  i (suoi) piedi ed ha intessuto un concetto con un giro di parole alquanto delicato, pensa di essere subito arrivato sull'Elicona. Ma né uno spirito superiore ama la superficialità, né la mente può concepire o partorire se non (è) inondata dal grande fiume della cultura. Bisogna rifuggire da ogni viltà, per così dire, delle parole e prendere le espressioni lontane dalla plebe, sicché si possa dire (lett.: si verifichi) "Odio il volgo profano e sto alla larga". Inoltre bisogna fare attenzione che le sentenze non si stacchino troppo dall'insieme della composizione letteraria (lett.: non fuoriescano dal corpo della composizione prodotta), ma brillino di un colore che faccia parte integrante della trama (lett.: intessuto nelle vesti). (Ne) sono testimoni (lett.: è testimone) Omero e i lirici e il romano Virgilio e la felice minuziosità (lett.: felicità minuziosa) di Orazio. Gli altri infatti o non videro la via attraverso la quale si giunge alla poesia o pur avendola vista non osarono percorrer(la). Ecco, chiunque si accingerà all'enorme fatica di (mettere in versi la) guerra civile, a meno che non (sia) pieno di letteratura, resterà schiacciato sotto il peso. Infatti non si devono esprimere in versi le imprese, cosa che fanno di gran lunga meglio gli storici, ma la libera ispirazione deve librarsi attraverso tortuosità, interventi di dèi e il fantasioso tormento delle espressioni, (così) da apparire piuttosto il vaticinio di un animo invasato che una narrazione scrupolosamente fedele fondata su testimonianze (lett.: la attendibilità di un racconto scrupoloso sotto testimoni).

 

 

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